Mantova, 14 ottobre 2023 – “Sono molto preoccupata e anche molto addolorata. Ma so di non avere fatto niente di male. Mia figlia è felice". Ci sono preoccupazione e dolore ma anche tanta sorpresa nelle parole di questa donna cinquantenne, che ha un’impresa di pulizie in provincia di Verona.
Due anni fa la figlia (13 anni all’epoca), dopo essere rimasta incinta del fidanzato, diciannovenne al tempo, ha dato alla luce una bambina. La coppia vive in un centro fra il Basso Veronese e il Mantovano. Il loro continua a essere un ménage sereno, ma il giovanissimo padre è davanti a un giudice che deve decidere se sia responsabile di "violenza sessuale ai danni di minore infra quattordicenne" (pena prevista dai 6 ai 12 anni di reclusione).
Per la madre della ragazza (che ha affidato la sua difesa all’avvocato veronese Marcello Manzato) l’imputazione iniziale era quella di omessa vigilanza sulla figlia, ma qualche giorno fa, alla ripresa dell’udienza preliminare in tribunale a Mantova, il pm Fabrizio Celenza ha chiesto che venisse processata a sua volta per violenza sessuale, in particolare per avere "quale madre della persona offesa istigato la minore infra quattordicenne ad accondiscendere alle richieste" del fidanzato.
Formulazione particolarmente severa per coniugare all’articolo del codice penale che punisce la violenza sessuale quello che stabilisce che "non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".
"La difesa - è la replica dell’avvocato Manzato -, confidando nella magistratura giudicante, è certa che la sua cliente dimostrerà la sua piena innocenza e verrà scagionata da un’accusa tanto infamante".
Applicare, allora, i rigori della legge? I due ragazzi, dopo avere affidato la bambina ai nonni paterni rimasti fuori dall’aula, si sono presentati tenendosi per mano e durante l’udienza sono stati teneramente abbracciati. La ragazza, che si definisce "mamma felice e compagna innamorata", ha anche ceduto al pianto.
La nascita della relazione
La storia, secondo i racconti dei protagonisti, si avvia nell’estate del 2021, in un alveo domestico, durante una vacanza con le famiglie (il fratello di lui è sposato con la sorella di lei). Amicizia, simpatia, qualcosa di più. Davanti al gup, Arianna Busato, è stata la baby mamma a dichiarare di avere compiuto il primo passo, quello che ha trasformato una empatia fra adolescenti in qualcosa di più profondo. Nasce la bambina. I due ragazzi accettano la nuova, importante responsabilità. Hanno vicino le famiglie e con il loro avallo vanno a vivere in casa dei genitori di lui.
Dalla scuola media frequentata da lei parte una segnalazione ai servizi sociali che innesca l’indagine e l’iter giudiziario, inevitabili perché è sempre impossibile prevedere cosa possa riservare una verifica in un ambito tanto delicato. La ragazza viene sentita dai carabinieri in audizione protetta e difende quella che per lei è una storia d’amore.
Questione di una manciata di mesi (otto per la precisione) e avrebbe raggiunto la boa del quattordicesimo anno di età e non si sarebbe configurato nessun reato. Invece si procede d’ufficio e per il neo padre scatta la denuncia. Teatro giudiziario il tribunale di Mantova perché i primi incontri della coppia sarebbero avvenuti nell’abitazione della sorella maggiore della ragazza, in un Comune della provincia virgiliana, dove era temporaneamente alloggiata anche la madre.