Lodi, Andrea Furegato sindaco dei giovani. Leader? Io parlo di salari

A 25 anni l'esponente Pd alla guida della città dopo la vittoria sulla Lega: sconfitta nell’aria, ma crescono i voti dei ragazzi. Per vincere alleanze ampie

Andrea Furegato

Andrea Furegato

Il suo “campo largo” non si è ristretto all’improvviso, alla vigilia del voto, come quello di Enrico Letta. Andrea Furegato, il sindaco “ragazzino” di Lodi, 25 anni tondi come il suo successo elettorale, ha portato alle urne nella città controllata dalla Lega una coalizione che andava da Rifondazione Comunista alle civiche di centro. Li ha messi d’accordo tutti e a giugno ha vinto con il 59% dei consensi proprio in terra di Lombardia, lì dove Fratelli d’Italia ha dilagato e dove i dem, già in travaglio per la scelta di un candidato alle Regionali, devono fare i conti con le insidie di un congresso aperto e di un’identità da trovare insieme a un nuovo leader.

Dica la verità, sapevate che avreste perso. E con la sconfitta scatta la solita resa dei conti.

"C’erano segnali chiari ben prima delle elezioni, come poi hanno dimostrato i risultati. Ma non occorre, adesso, andare in cerca di responsabilità o colpe. Al contrario, adesso serve un percorso di rinnovamento. Dobbiamo ritrovare una precisa e stimolante identità progressista: mobile, veloce, all’inseguimento del futuro".

Vasto programma…

"Il Pd ha buona gente, preparata e capace, e buone idee a portata di mano. È finita quella lunga fase di sostegno al Paese e alle necessità di governo, svolte con grandissimo senso di responsabilità".

Che in termini di voti è costata…

"Ora, però, già a partire dalle istanze locali, dove si inserisce proprio la prospettiva regionale con la vicinanza dell’appuntamento elettorale in Lombardia, bisogna elaborare una proposta di ampia visione".

E poi dovete provare a convincere i lombardi.

"Dobbiamo parlare ancora alle moltitudini, coniugare esperienze, vissuti e aspirazioni non distanti, ma originali, diversi. Dobbiamo seguire le istanze di cambiamento che ci sono in Lombardia e che rappresentano l’anima di una forza progressista. Ecco, me lo auguro, ma sono molto fiducioso che sarà così".

Insomma, ancora campo largo: diversi ma tutti insieme…

"Resto convinto che da soli non si vada da nessuna parte. Io qui a Lodi alle ultime amministrative avevo una coalizione ampia a sostenermi. La strada è questa, senza rinunciare alla nostra identità. Ora si presenta anche l’avvio del percorso che porterà al congresso, tema che mi appassiona fino a un certo punto. Da sindaco ho più attenzione per i temi concreti, quelli di ogni giorno, dall’ambiente all’istruzione, dalla sanità pubblica alle esigenze di imprese e lavoratori con i salari bassi".

La sensazione di molti è che i giovani come lei vi siano distanti.

"Non è vero. Intanto, per quel che riguarda il mio territorio, devo rimarcare la buona tenuta del Pd, in città ancora primo partito. Ma il tema dei giovani è interessante. I dati che abbiamo dicono che il partito ha fatto, anche in Lombardia, buoni progressi nella fascia fra i 18 e i 25 anni. Questo è un dato molto positivo e ci aiuta nell’evoluzione".

Non sembra che i congressi appassionino molto i ragazzi.

"Ma il voto dei giovani ci stimola a sviluppare proposte di rinnovamento autentico, con scelte concrete da proporre che fanno parte del patrimonio ideale, culturale e di natura sociale del Pd".