Blocco della contrattazione collettiva alla Icr, l’Ugl si ribella: “Inaccettabile”

Il sindacato: ritorsione dopo le vertenze presentate da due esponenti delle Rsu

Una recente protesta dell'Ugl davanti ai cancelli dell'azienda

Una recente protesta dell'Ugl davanti ai cancelli dell'azienda

Lodi, 22 gennaio 2024 – Ugl chimici contesta, definendolo "strumentale, inaccettabile ed irricevibile", il blocco della contrattazione collettiva aziendale deciso dalla società Icr di Lodi, colosso dei cosmetici. "Per noi, bloccare la contrattazione collettiva aziendale di secondo livello, è un vero e proprio ‘ricatto’ – spiega il segretario Fabrizio Rigoldi – Ciò è avvenuto a seguito dell’incontro sindacale tra le parti, svoltosi in Assolombarda il 12 gennaio non lo possiamo accettare – sottolinea il sindacalista – Erano presenti anche le organizzazioni sindacali aventi rappresentanza in azienda e intervenute ad assistere le rispettive rsu".

Il sindacato evidenzia che, in quella data, l’azienda ha informato la parte sindacale e poi tutti i lavoratori che, attualmente, non si trova nelle condizioni di poter avviare la contrattazione di secondo livello, scaduta il 31 dicembre. "Questo perché due membri della rsu hanno intentato una vertenza legale nei confronti di Icr, per il riconoscimento del cosiddetto ‘tempo tuta’ (nel rapporto di lavoro subordinato, il tempo necessario a indossare l’abbigliamento di servizio, ndr) e la società necessita di maggiori informazioni sulle eventuali ricadute economiche ed organizzative della stessa vertenza – prosegue Rigoldi – È inaccettabile, poiché ai singoli lavoratori, ancorché rsu, non può essere impedita la rivendicazione legale dei diritti a tutela e difesa dei propri interessi, che mai possono essere lesi dalla contrattazione collettiva aziendale. , al contrario, la rivendicazione legale dei diritti a tutela e difesa dei propri interessi da parte dei singoli lavoratori, può o deve prevaricare la stessa contrattazione collettiva in azienda".

«È tutto ancora più incomprensibile la non conoscenza, da parte della società, delle ricadute economiche, visti gli importanti risultati di crescita e sviluppo di Icr, anche in termini economici, oltre che occupazionali, essendo peraltro il fatturato incrementato, quadruplicato e passato da due a tre cifre in milioni di euro, nel triennio 2021-2023" insiste. Rigoldi sostiene che "questo è inaccettabile, soprattutto in un momento in cui le commesse e gli ordini non mancano. E quando, tra l’altro, si annunciano importanti investimenti, come: l’acquisto di nuovi impianti produttivi, tecnologicamente avanzati ed a più alta capacità produttiva; l’arrivo di un impianto fotovoltaico per la sostenibilità energetica, che coprirà il 30% dei consumi energetici dell’azienda (2 milioni di Kw/h ogni anno di energia pulita); gli investimenti per l’ampiamento nello stabilimento, con la costruzione di un nuovo magazzino di 7mila metri quadrati". Poi la conclusione: "La chiusura aziendale alla contrattazione di secondo livello rischia di costare, tra l’altro, un premio di 1500-2mila euro annui". Icr ha fatto sapere che per il momento non intende replicare.