Vittime di violenza Casi in aumento Salvate 420 donne 90 in più in un anno

Iniziativa di sensibilizzazione in scuole e luoghi di lavoro

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Il Centro antiviolenza di Lodi, gestito dall’associazione "Orsa Minore OdV", è sempre più prezioso per le donne e i minori del territorio. E ora avvia un corso per abbattere gli stereotipi che portano a preconcetti e violenze. Nel 2022, analizzano i dati, si contano: 420 donne che si sono rivolte al Centro; 157 le donne che hanno ricevuto una prima accoglienza; 152 donne che hanno intrapreso un percorso di sostegno psicologico; 7 donne, con 10 minori, accolte in una casa rifugio; 7 le donne allontanate da casa e che hanno trovato rifugio presso una rete amicale; 57 donne inviate dal pronto soccorso. Nel 2021 invece, l’associazione ha contato 334 chiamate al numero 331.34.95.221 (numero attivo h24, dalle 9 alle 20, dove risponde un’operatrice formata all’accoglienza e dalle 20 alle 9, si può lasciare un messaggio in segreteria e si sarà ricontattati nella giornata seguente.

Il Centro è collegato h24 al numero nazionale 1522. Poi sono state 241 le donne ricevute, in prima accoglienza, dalle professioniste del Centro, 161 le donne che hanno intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla violenza (percorsi psicologici o legali) e 5 i minori vittime di violenza assistita. Si aggiungono 8 donne e 4 minori messi in protezione in case ad indirizzo segreto, perché in pericolo di vita. La richiestadi aiuto è quindi costante e assidua. Ora invece parte il progetto “Pari lo imPari - educazione alla non violenza dai banchi di scuola ai luoghi di lavoro”. L’Orsa Minore è infatti convinta che la parità di genere e il superamento delle discriminazioni, delle varie forme di violenza, di cui le donne e le ragazze sono vittime, possono essere costruite solo attraverso un cambiamento culturale, che punti a sradicare stereotipi e rappresentazioni statiche della realtà.

"Le opinioni, gli atteggiamenti o appunto gli stereotipi di genere, producono una rappresentazione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che ci "aspettiamo" dalle donne e dagli uomini, sul ruolo predefinito a loro attribuito. Si tratta di aspettative consolidate, che non vengono messe in discussione perché apparentemente fondate su differenze biologiche tra uomini o donne – spiega la presidente Paola Metalla –. Il progetto è nato per prevenire tutto questo. Nominare il femminile e il maschile in tutti gli ambiti della vita familiare, sociale, istituzionale è un esercizio cognitivo e culturale che una volta avviato fa scoprire scenari diversi della propria quotidianità e del mondo che ci circonda". Sarà quindi ribadito nelle scuole, nei luoghi di lavoro e ai dipendenti pubblici, con una serie di incontri. Paola Arensi