
di Carlo D’Elia
Una pandemia più silenziosa e, soprattutto, più invisibile. Dall’inizio dell’anno al 30 settembre (ultimo dato aggiornato) sono state 216 le richieste d’aiuto pervenute allo sportello d’ascolto del Centro antiviolenza “La metà di niente“, accasato in via Gorini 21 a Lodi, da altrettante donne che vivono in tutta la provincia e hanno trovato il coraggio di denunciare situazioni a rischio in casa: maltrattamenti, minacce, pestaggi. Ma il trend è costante e a fine anno si arriverà a quasi un caso al giorno. Questi i numeri del Centro gestito da “L’Orsa minore“, organizzazione di volontariato guidata da Paola Metalla, grazie all’attività delle operatrici e delle psicologhe. La struttura è riuscita a prendere in carico circa 130 casi. Il Centro antiviolenza di Lodi è stato costretto a intervenire in sei casi ad alto rischio, con allontanamenti dalle abitazioni.
Presidente Metalla, siamo in una situazione d’emergenza? "È un’emergenza continua che non accenna a placarsi. Quest’anno i casi sono in linea con il 2020, l’anno della pandemia, forse il più duro per la violenza sulle donne. Il nostro impegno è costante e abbiamo bisogno del sostegno di tutte le istituzioni per poter andare avanti".
Chi si rivolge a voi per un aiuto? Ha un identikit?
"La violenza è traversale. Si tratta di donne di tutte le età. Spesso hanno anche titoli di studio come diploma o laurea. Hanno un lavoro, ma una vita privata complicata. Sono loro le vittime di maltrattamenti tra le mura domestiche. Colpite, vessate da uomini che dicono di amarle. Ma a preoccuparci è anche il fenomeno tra i giovanissimi".
In che senso?
"Sono in aumento le violenze sulle giovani donne da parte di coetanei. Sto parlando di sexting, di scambio foto in chat, ricatti e tanto altro legato alle nuove tecnologie. Bisogna fare capire a queste giovani che un ragazzo che ti chiede di scambiare foto o ti ricatta non lo fa perché ti ama. Serve un’educazione per spiegare alle ragazze come riconoscere queste situazioni".
Avete avviato qualche progetto con le scuole?
"Quando sei giovane certe cose pensi che non esistano. Per questo serve un percorso di formazione che noi abbiamo portato nelle scuole lodigiane, attraverso i nostri professionisti. Purtroppo quest’anno non siamo ancora riusciti a partire con questo tipo di iniziativa che è ferma da ormai due anni".
Quali sono i problemi per voi come Centro?
"I problemi principali sono legati alle spese che il Centro e l’associazione “L’orsa minore“ devono sostenere. Faccio un esempio: fino al 2019 esisteva un progetto regionale che garantiva borse lavoro per le donne che si rivolgevano al Centro. Da un paio d’anni, però, non esiste più. Per questo chiedo alle aziende del territorio, e non solo, di farsi avanti e coinvolgerci in questo tipo di iniziativa. È fondamentale restituire alle donne che hanno subito violenze la possibilità di riappropriarsi della vita attraverso anche l’indipendenza economica".
Essenziali sono anche i contributi dei privati.
"Certo. Bisogna colmare, purtroppo, quelle falle che le istituzioni non riescono a colmare. Per questo “L’Orsa minore“ ha messo a disposizione un Iban per i versamenti IT56X0503420303000000000731".