MARIO BORRA
Cronaca

Via libera in ritardo alla Cre Conto più salato per la Provincia

Meleti, San Cristoforo dovrà risarcire oltre un milione e 264 mila euro. Il presidente: delusione

di Mario Borra

È salato il conto che la Provincia di Lodi dovrà corrispondere alla società Cre a mo’ di risarcimento per il danno che l’impresa ha dovuto subire per il tardivo rilascio dell’autorizzazione all’impianto di trattamento e stoccaggio di fanghi biologici alle porte di Meleti, richiesta nel 2005 e rilasciata, dopo diversi dinieghi, nel 2012. La cifra dell’indennizzo è stata stabilita in un milione e 264 mila e 524 euro. Così ha ribadito la sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata alcuni giorni fa, e che sembra mettere la parola fine all’annoso contenzioso: infatti, l’ente provinciale sembra non voler ricorrere a gradi di giudizio ulteriori. In pratica, la cifra risarcitoria è stata rideterminata verso l’alto rispetto a quanto deciso, in prima istanza dal Tar che aveva fissato in 652 mila euro il conto da pagare per la Provincia.

La questione è complessa, ma attiene al procedimento di calcolo di natura matematica rispetto agli anni per i quali la Cre ha subìto un mancato introito e quelli di utile, dopo l’apertura, dal 2016 fino al 2022, anno di scadenza della concessione. Il nodo riguarda gli anni tra il 2016 e il 2017 quando l’impianto di Meleti era rimasto sotto sequestro in seguito ad una inchiesta dei carabinieri del Noe e della Polizia Provinciale di Lodi. "Il nostro ricorso è stato respinto, ribadendo che, qualunque sia stata la causa per la quale la società ha conseguito zero utili nel biennio 2016-2017, tali utili devono concorrere a determinare la media di quelli conseguibili dall’impresa fino al 2022", come hanno sottolineato i legali della Provincia in una nota spedita al presidente Francesco Passerini il quale, tramite sempre i suoi avvocati, parla di "delusione" per il risultato anche se l’importo a carico dell’ente lodigiano "è di gran lunga inferiore rispetto a quelli originariamente pretesi dall’impresa". All’inizio dell’iter giudiziario, infatti, si parlava di richieste multi milionarie che avrebbero rischiato di mandare in default le casse di palazzo San Cristoforo.