Milano, 11 marzo 2024 – “Maman” e il marito sono stati condannati a 15 anni di carcere, mentre a chi si occupava di reclutare le ragazze poi costrette a prostituirsi nel Lodigiano, sono stati inflitti 12 anni di reclusione. Si è chiuso così uno dei rari casi istruiti in un decennio dalla Dda di Milano per tratta e riduzione in schiavitù di giovani nigeriane “portate in Italia tramite il tanto noto quanto drammatico viaggio sui barconi non prima di essere state imprigionate e spesso violentate anche per mesi in Libia”.
A quantificare le condanne è stato qualche giorno fa il gup Tiziana Gueli, al termine del processo in abbreviato nei confronti anche di una quarta persona che invece è stata assolta. Il giudice accogliendo la richiesta del pm Paola Biondolillo, ha poi disposto il rinvio a giudizio per due accusati solo di sfruttamento della prostituzione: per loro il processo si aprirà a Lodi il prossimo 15 maggio.
Gli imputati, tre uomini e due donne e tutti originari della Nigeria, furono arrestati nel dicembre 2022 durante un'operazione della Squadra Mobile lodigiana in collaborazione con quelle di Milano, Torino, Campobasso e Novara. Le vittime, identificate e sentite in incidente probatorio, sono state almeno quattro. Le quali “secondo un modus operandi rodato - si legge nelle carte dell'inchiesta nelle quali affiora l'ennesima tragedia legata ai fenomeni migratori -, dopo essere state accuratamente selezionate nel loro paese di origine vengono convinte a raggiungere l'Europa con la prospettiva di una vita migliore ignare del calvario che le attende”.