PIER GIORGIO RUGGERI
Cronaca

Tecnica importata dagli Usa. Rimosso tumore al cervello

Primo intervento all’ospedale di Cremona su una paziente di sessant’anni. È meno invasivo e raggiunge punti profondi accorciando i tempi di recupero.

Tecnica importata dagli Usa. Rimosso tumore al cervello

Tecnica importata dagli Usa. Rimosso tumore al cervello

Gisella, sessant’anni, è la prima paziente sottoposta a chirurgia transulcale nell’ospedale di Cremona. La sua storia di cura è cominciata dieci anni fa con un tumore alla mammella: "Da allora faccio controlli e chemioterapie – prosegue – ma nonostante questo, mi hanno diagnosticato delle metastasi al cervello. Mi hanno proposto questo intervento come unica soluzione". Qui è stata utilizzata per la prima volta questa tecnica chirurgica in grado di rimuovere tumori cerebrali profondi, sfruttando i "sentieri" del cervello.

È la Brain Path o chirurgia transulcale, tecnica operatoria innovativa e molto sviluppata negli Stati Uniti, applicata in pochissimi centri italiani. Come spiega Antonio Fioravanti, direttore del dipartimento di Neuroscienze e della Neurochirurgia dell’Asst di Cremona: "Questa procedura è indicata per lesioni profonde e difficili da raggiungere, in cui la chirurgia tradizionale comporterebbe una maggiore sofferenza per il cervello. Per questo tipo di chirurgia – prosegue Fioravanti – utilizziamo uno strumento composto da un applicatore (13 mm di diametro) che viene inserito nel solco cerebrale spostando le porzioni limitrofe per arrivare direttamente sulla lesione. Attraverso una piccola camera di lavoro inserita nell’introduttore, il chirurgo può intervenire in modo preciso e mirato". L’intervento è possibile grazie alla neuronavigazione, che consiste nella mappatura tridimensionale della lesione e delle aree eloquenti limitrofe.

"La pianificazione viene effettuata prima dell’intervento, in modo da delineare la traiettoria migliore per raggiungere il tumore, preservando al massimo l’organo". La procedura ha diversi vantaggi: è mininvasiva rispetto alla tradizionale open surgery; consente di ridurre la durata dell’intervento e le complicanze operatorie e postoperatorie che caratterizzano gli interventi ad alta complessità; i tempi di ricovero e recupero postoperatorio sono di pochi giorni. La paziente è un’insegnante: "Prima di entrare in sala operatoria ho trovato una mia ex alunna. Oggi è anestesista. Mi sono un po’ commossa, la sua presenza ha tranquillizzato me e mio marito". E quando Gisella si è svegliata ha detto: "C’è una pizza ai quattro formaggi?".