Sulle carrozze ferme in campagna: "Questo è un sequestro di persona"

Il nostro cronista sul regionale per Bologna rimasto bloccato a seguito del danno

Sulle carrozze ferme in campagna: "Questo è un sequestro di persona"

Sulle carrozze ferme in campagna: "Questo è un sequestro di persona"

"Io domani alle otto devo lavorare! Questo è un sequestro di persona! Voglio scendere dal treno, andare in Commissariato e denunciarvi tutti!". Ad urlare queste parole in faccia ad uno sfortunato capotreno è un pacato ragioniere sui cinquant’anni. Sono le due di notte di domenica. Siamo su un treno regionale partito con un’ora di ritardo da Milano e diretto a Bologna. Il convoglio è fermo da oltre due ore nella campagna lombarda a poca distanza dal comune di Tavazzano a causa di un’interruzione della circolazione che causerà disagi e lunghissimi ritardi a diciassette mezzi. Molti passeggeri – sottolineano loro stessi – sono "senza informazioni, senz’acqua, col telefono scarico e con l’aspettativa di altre due o tre ore di viaggio". Col passare del tempo quella che i poeti britannici hanno definito "la sottile linea rossa che separa ragione e follia" va sfumando. Le reazioni della gente si fanno sempre più esasperate. Il capotreno reagisce in modo tranquillo e professionale alle invettive di alcuni uomini. Un rider lo difende: "Mica è colpa sua, pure io sono sveglio dalle otto di mattina ma tocca aspettare". Siamo fermi, spiega il ferroviere, "perché stanno evacuando il treno poco più avanti, rimasto coinvolto nel guasto". Ma serve a poco, le persone sono in viaggio da quasi quattro ore, hanno cambiato più di un convoglio e non sanno quanto durerà questa monotona e snervante attesa.

Tra di loro, c’è chi è partito da Milano alle 10 di sera e arriverà a Bologna alle 5 di mattina. La rabbia esplode: "Ogni venti minuti ci dicono che stiamo ripartendo ma siamo qui dentro da tre ore e mezza, potevano dircelo a Milano e avremmo trovato un’altra soluzione. Io arriverò domattina e potrò dormire sì e no un paio d’ore", commenta una ragazza siciliana diretta al capoluogo emiliano. Un altro passeggero, tra francesismi e bestemmie (qui non riportati), sbraita: "Ma è una riprogrammazione questa? Non ci hanno detto cosa succede, né i tempi previsti e ora siamo finiti bloccati per ore su un dannatissima carrozza in mezzo ai campi". I fumatori, impossibilitati a fumare, sono quelli che la prendono peggio. Qualcuno chiede, invano, di scendere per farsi a piedi la strada fino a Tavazzano. Alla fine, intorno alle due, il treno ha il via libera e riparte. Ad attenderlo sui binari alla stazione di Lodi c’è una folla di persone: sono gli uomini, le donne e i bambini evacuati poco prima. Non appena le porte si aprono, un fiume di gente stravolta e furente sale sui vagoni. Il tabellone segna, impietoso, il ritardo: 215 minuti. Il ragioniere, ancora furibondo, dice che scenderà a Modena. Se poi sia andato in Commissariato per denunciare tutti, non è dato saperlo.

Arnaldo Liguori