I sindaci del Lodigiano: "Qui adesso pochi contagi. Pronti a impugnare il Dpcm"

I sindaci della prima zona rossa d’Europa: "Un nuovo lockdown sarebbe la fine"

Il sindaco di Casalpusterlengo, Elia Delmiglio

Il sindaco di Casalpusterlengo, Elia Delmiglio

Lodi, 5 novembre 2020 - È stata la prima zona rossa d’Europa. La seconda nel mondo dopo Wuhan, in Cina. Nei dieci Comuni del Basso Lodigiano oggi rispetto al lockdown scattato il 23 febbraio la situazione è ben diversa: il territorio infatti continua a registrare molti meno casi rispetto alla vicina area metropolitana di Milano e al resto della Lombardia. Per questo più che la paura dei contagi, con cui tanti sindaci e residenti hanno imparato a convivere già nella prima fase, ad allarmare in questa seconda ondata è soprattutto il rischio chiusure con le conseguenze economiche che comporterebbe.

Il nuovo Dpcm in vigore da oggi prevede infatti la chiusura di tutte le attività produttive non essenziali in tutta la Lombardia (valutata come zona rossa soprattutto per la situazione epidemiologica di Milano, Monza Brianza e Varese). Una decisione che metterebbe in ginocchio il tessuto industriale della Bassa e che ha scatenato le reazioni delle amministrazioni comunali.

A Casalpusterlengo, che nell’ultima settimana ha registrato 35 nuovi casi di Covid, il sindaco Elia Delmiglio lancia un appello a Conte: "Non possiamo permetterci un nuovo lockdown. La situazione è grave ma monitorata e non desta grande preoccupazione come a marzo. Il 92% dei positivi si trova a casa e viene curato a domicilio senza particolari problemi. Nuove chiusure andrebbero a pesare troppo sulle attività produttive".

A Castiglione d’Adda, duramente colpito dalla prima fase dell’emergenza, il sindaco Costantino Pesatori si dice pronto "a scendere in piazza al fianco dei cittadini. Non avrebbe molto senso chiudere come nella prima fase dell’emergenza. Mentre noi eravamo chiusi nella prima zona rossa, a Milano si continuava a festeggiare. Da noi ora la situazione è sotto controllo. Una chiusura totale significherebbe la fine delle attività produttive. Sono pronto ad andare in piazza con i miei cittadini nel caso ci fossero proteste. Chiediamo anche alla Regione di intervenire per capire quali sono le zone che realmente hanno bisogno di limitazioni più dure".

A Codogno, Comune-simbolo della lotta al coronavirus, il sindaco Francesco Passerini ha già ha annunciato la possibilità di impugnare il Dpcm: "Siamo contrari alla chiusura totalmente indiscriminata di alcune attività. Nel Lodigiano stiamo registrando pochi contagi. Attualmente qui da noi è impossibile un nuovo lockdown".