
Il caso del 43enne italiano codognese che vive, insieme ad altre persone, all’interno di un container nell’area dismessa dell’ex fabbrica Hexion di viale Trivulzio, senza riscaldamento e in condizioni di precarietà, sta scatenando anche una polemica politica. "Finire sulla strada non è un evento casuale, un fulmine a ciel sereno – ha ribadito ieri l’ex assessore ai servizi sociali, nonché attuale capogruppo di minoranza della lista civica Codogno Insieme 2.0, Rosanna Montani – spesso è frutto della perdita del lavoro, dei propri cari, di isolamento sociale, di una malattia. Ritrovarsi senza fissa dimora avviene nel tempo, di fallimento in fallimento, per disperazione, per tante cause. Se un nostro concittadino ora si trova in questa condizione, è frutto di alcune sue scelte sbagliate, della solitudine, ma anche frutto di politiche sociali poco lungimiranti?". Poi l’accusa. "Perché il 43enne una casa ce l’aveva fino al 2018, le sue problematiche erano conosciute dai servizi sociali, attutite dalla presenza della madre ancora in vita. Non può essere considerato un automatismo l’abbandono del percorso in comunità con l’unica alternativa della strada. Perché annullare il contratto di affitto? In questo anno e mezzo nessun alloggio di edilizia pubblica era disponibile? Da quando è sulla strada cosa è stato fatto di concreto per trovargli una soluzione alternativa? Lo sa l’assessore Raffaella Novati che i dormitori sono presi d’assalto e che a Lodi c’è la fila fuori?".
Mario Borra