
Secugnago - stazione ferroviaria
Secugnago, 21 febbraio 2015 - Il treno arriva “lungo” in stazione e poi riparte dimenticandosi di far salire i passeggeri. Clamorosa disavventura per un gruppo di viaggiatori che, increduli, hanno dovuto prendere il convoglio successivo, letteralmente ignorati dal conducente del treno 20406 Piacenza-Milano, che parte da Codogno alle 7.43 e che avrebbe dovuto fare tappa allo scalo di Secugnago. «E invece ha lasciato sulla banchina una quarantina di persone» ha sottolineato un pendolare di Brembio che, ieri, ha spedito un reclamo a Trenord e che ha riassunto la disavventura subìta. «Il treno è arrivato in stazione a velocità esagerata, e anche abbastanza pericolosa in quanto c’era una fitta nebbia – ha ricordato – il conducente ha arrestato il treno alla fine della banchina, e probabilmente anche qualche metro oltre, ma comunque parecchio lontano rispetto alla solita zona di fermata dove erano in attesa decine di pendolari». Il viaggiatore della Bassa ha inoltre spiegato che i presenti hanno cercato di salire, ma invano. «Abbiamo tentato di raggiungere il treno ma neanche coloro che erano più vicini sono riusciti a raggiungere le carrozze in quanto, in meno di un minuto, il treno ha chiuso le porte ed è ripartito lasciando tutti sul marciapiede esterrefatti. In quarant’anni non mi era mai capitata una cosa simile».
Poi il pendolare chiude il racconto con un pizzico di ironia «Probabilmente il capotreno, che di solito staziona nella prima carrozza, non avendoci visti avrà pensato che eravamo tutti in vacanza ed è ripartito». Risultato: gli increduli pendolari hanno dovuto attendere il treno successivo per potersi recare al lavoro. Purtroppo sembra che l’episodio di ieri non sia stato isolato: a Casale una decina di giorni fa, è capitata la stessa cosa anche se poi è andata in maniera diversa. Un convoglio diretto Milano-Bologna, secondo il racconto di un utente, si è fermato circa duecento metri dopo la banchina: il viaggiatore ha dovuto mettersi a correre (in mezzo alla neve) per poter salire sul treno.
mario.borra@ilgiorno.net