MARIO BORRA
Cronaca

Il terreno venduto celava scarti edili: gli occhi della Procura sul Comune

Codogno, acquisiti documenti all’ufficio tecnico dai carabinieri

La facciata del palazzo municipale di via Vittorio Emanuele (Gazzola)

Codogno, 22 marzo 2017 - Ci sono gli occhi della Procura puntati dritti sulla compravendita di un terreno in via Polenghi, avvenuta nel 2013, con protagonisti il Comune, nella parte del banditore, ed un privato nelle vesti di acquirente. Il focus degli inquirenti non riguarda i termini dell’alienazione, svoltasi in maniera regolare, ma le indagini sarebbero scattate dopo che l’imprenditore, una volta comprata l’area di oltre mille quadrati, ha scoperto che nel sottosuolo vi erano celati materiali edilizi di scarto, elemento di cui era all’oscuro al momento della partecipazione al bando. Infatti, sembra che negli atti del capitolato di vendita, non vi fosse alcun cenno della presenza di scarti sotto terra nè della necessità di effettuare alcun carotaggio per verificarne la presenza. Il privato ha dunque comprato un’area che, al primo sondaggio, non corrispondeva, in termini qualitativi, a quanto acquistato. La circostanza non ha permesso dunque all’imprenditore di utilizzare il terreno a scopi residenziali, almeno in questa fase: infatti, la rimozione e lo smaltimento dei rottami trovati (nulla di pericoloso) costerebbe diverse migliaia di euro. Il nodo è emerso quando il compratore, parte lesa in questa vicenda, ha chiamato in causa il comune sulla questione chiedendo conto di quanto era emerso nella fase post vendita. Le carte sono quindi successivamente finite in Procura che ora sta indagando per capire se si possa configurare il reato di falso in atto pubblico.  Nei giorniI scorsi, i carabinieri si sono recati all’ufficio tecnico per raccogliere ulteriore documentazione. Bocche cucite, comunque, dagli inquirenti che stanno lavorando per approfondire la questione: occorre ora capire se in municipio vi sia già un indagato o meno. La vendita del terreno era avvenuta per trattativa privata con abbassamento del prezzo dagli iniziali 129 mila euro: essendo andata deserta l’asta, il Comune, nel 2013, scontò il terreno a 103 mila e 200 euro e decise per la vendita diretta. Il privato si fece avanti, la compravendita andò a buon fine, ma la «sorpresa» successiva ha messo in moto il filone giudiziario.