CARLO D’ELIA
Cronaca

Rifiuti al veleno usati come concimi "Caso isolato, siamo un’eccellenza"

Luciano Nieto, volto storico di Confagricoltura in Lombardia, commenta le indagini della Dda a carico delle due ditte di Pieve Fissiraga e Villanova che trasformavano gli scarti in fertilizzante

di Carlo D’Elia

"Una vicenda che danneggia la grande maggioranza di agricoltori che lavorano con attenzione all’ambiente". Parole di Luciano Nieto, volto storico di Confagricoltura in Lombardia e commissario da due mesi della segreteria di Lodi dell’associazione di categoria dopo le improvvise dimissioni di Amedeo Cattaneo.

Nel mirino, l’indagine della Dda di Milano – con i carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare e il personale della Guardia di finanza di Lodi – a carico di due aziende agricole del Lodigiano (a Pieve Fissiraga e a Villanova), che ha scoperto tonnellate di rifiuti illeciti usati negli impianti di biogas per produrre energia elettrica, fanghi inquinanti e derivati dagli scarti irregolari usati nei campi di una quindicina di aziende, milioni di euro di truffa ai danni dello Stato. Dall’indagine è emerso che nelle annate agrarie 2018 e 2019 sono state trattate 3.624 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi, ritirati dall’industria alimentare e utilizzati illecitamente negli impianti di biogas per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. I rifiuti, al termine del processo di produzione dell’energia, venivano utilizzati impropriamente come concime organico per lo spandimento nei campi, sia delle due aziende indagate sia su quelli di altre 15 aziende agricole delle province di Lodi, Pavia e Milano, i cui titolari erano all’oscuro del fatto che stavano concimando i campi con scarti inquinanti. "Noi siamo operatori agricoli che lavorano all’interno dell’ambiente – sottolinea Luciano Nieto – gli sversamenti, come è già successo per i fanghi e ora con il digestato. Gli agricoltori acquistano prodotti per rendere più fertili i loro terreni. Sono loro le prime vittime di questo fenomeno, che rischia di creare disagi e spese straordinarie".

L’attività investigativa dei carabinieri del Rac di Parma, con personale dell’Arpa di Lodi e del Distretto veterinario Alto Lodigiano, avviata nel 2018, ha rivelato che negli allevamenti gestiti dalle società indagate ai suini venivano somministrati rifiuti dell’industria alimentare e lattiero casearia difformemente dal disciplinare di produzione delle Dop di Parma e San Daniele.

"Dispiace perché questa situazione va a colpire un settore che è un’eccellenza di tutta Italia – conclude Nieto – Di certo però non possiamo fare di tutta l’erba un fascio. Stiamo parlando per fortuna di un caso isolato, di un modus operandi che non riguarda tutti gli agricoltori lodigiani. È un fenomeno che danneggia tutti. E non poco".