Azienda sotto inchiesta, i camionisti Plozzer di Lodi Vecchio restano senza lavoro

L’inchiesta che ha travolto la società di trasporti ha svelato turni disumani fino a 18 ore

Lo scandalo giudiziario è derivato dalle indagini della Guardia di finanza

Lo scandalo giudiziario è derivato dalle indagini della Guardia di finanza

Lodi Vecchio (Lodi) - Gli scandali giudiziari che travolgono le aziende coinvolgono direttamente anche i dipendenti. Tra stipendi arretrati mai arrivati e liquidazioni bloccate, per gli addetti il lavoro della magistratura rischia di diventare un calvario. Come nel caso della Plozzer di Lodi Vecchio, importante realtà nella distribuzione del "fresco" ai supermercati, che contava quasi 200 dipendenti. L’azienda di trasporti è stata coinvolta più di un anno fa in un’indagine della Guardia di finanza di Lodi per reati che vanno dallo sfruttamento dei lavoratori all’estorsione all’evasione fiscale e al riciclaggio dei relativi ricavi. Rilevando tra l’altro fatture false, intra ed extra gruppo, per 60 milioni e sequestrando beni per un valore di 20 milioni a garanzia. Anche i camion sono finiti sotto sequestro e sono rimasti parcheggiati in diversi poli logistici.

E i camionisti di Plozzer sono rimasti a piedi e senza stipendio. Alcuni sono riusciti a trovare un nuovo impiego, vista la carenza di camionisti, ma le difficoltà non sono di certo mancate. Nessuno di loro era iscritto al sindacato. Per questo in questi mesi sono state intensificate le attività della Filt Cgil di Lodi per riuscire a sbloccare la situazione. Per paura di perdere il posto di lavoro accettavano di viaggiare giorno e notte senza riposarsi mai, con turni disumani fino a 18 ore. Una vita d’inferno per gli sfortunati autotrasportatori lodigiani. Il sistema è stato scoperto da un’indagine della Procura di Lodi e della Gdf. A fine maggio 2020 era finito ai domiciliari il titolare della logistica Roberto Plozzer, 60enne, originario di Lecco ma residente a Miradolo da anni, definito dagli inquirenti il dominus del sodalizio. Altre quattro misure cautelari (obbligo di firma) per l’ex moglie Paola Marchesini, le figlie Sara e Marta e il collaboratore Gabriele Roberto Parisi. 

Un altro caso invece riguarda la Multiconsult di Codogno, la software house coinvolta in un’inchiesta divampata a fine maggio 2017 su una maxi frode fiscale (contestata l’evasione di 14,6 milioni di Iva, di 132.955 euro di indebite agevolazioni previste dalla legge di Stabilità e false fatture per 35,6 milioni). Dopo un calvario durato quattro anni i 90 ex dipendenti, pian piano, hanno ricevuto da Inps e curatore fallimentare tutte le somme arretrate. L’ultima tranche è arrivata a dicembre. La fine di un incubo dopo mesi durissimi pieni di incertezze. Poi la situazione è cambiata con una nuova proprietà a portare avanti quel che restava della realtà lodigiana e l’impegno del curatore fallimentare che ha attivato tutte le procedure per restituire i soldi ai lavoratori coinvolti.