MARIO BORRA
Cronaca

Pensionati più digitali dopo il Covid. Pandemia, effetti al microscopio

Analisi condotta su quaranta residenti nei dieci comuni della prima zona rossa. Hanno tra i 65 e gli 80 anni. Non tutti però hanno incrementato l’uso della tecnologia: alcuni se ne sono disfatti appena tornata la normalità.

I soccorsi ai pazienti durante la fase più acuta della pandemia

I soccorsi ai pazienti durante la fase più acuta della pandemia

Covid e popolazione anziana nei dieci comuni della prima zona rossa d’Italia messi a confronto per cercare di capire l’effetto sulla capacità digitale e sui progressi portati avanti in questi cinque anni: il target è stato la fascia di persone tra i 65 e gli 80 anni individuato dalla ricerca finanziata dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto “Active-It. Active ageing in changing societies. Older people’s social and digital resources in pandemic and post-pandemic Italy“. Capofila dell’iniziativa è stata l’Università Milano Bicocca con i responsabili della terza e quarta indagine dell’Università Cattolica milanese, Simone Carlo, Sara Nanetti , Francesco Diodati e il coinvolgimento dell’Università di Pavia e la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.

Lo studio ha indagato le conseguenze dell’epidemia di Covid nella vita quotidiana degli anziani, esplorando in particolare l’uso delle risorse digitali e le trasformazioni intervenute nel tempo per quanto riguarda le reti familiari e sociali. La ricerca è cominciata nel mese di maggio del 2020 e ha previsto interviste a distanza di un anno con il coinvolgimento di 40 anziani e anziane residenti in dieci paesi rimasti chiusi per primi per far fronte all’emergenza pandemica.

A distanza di quattro anni dalla prima rilevazione, emergono alcuni risultati che permettono di individuare profili diversi di anziani digitali a seconda del precedente background tecnologico. Il primo gruppo è costituito dagli "anziani digitali rinforzati" cioè consapevoli dei mezzi e già attrezzati digitalmente già prima del Covid e che, nel corso degli anni, hanno proseguito nella strada tracciata incrementando l’ uso della tecnologia. Quindi viene la categoria degli "anziani digitali resilienti", ovvero i soggetti che stavano entrando nell’ottica di incrementare le loro dotazioni strumentali e che in parte hanno continuato a utilizzare alcuni servizi, tipo Spid, abbandonandone altri (videochiamate, ecommerce) in una logica di voler tornare alla propria normalità.

Infine, la classificazione vede emergere gli "anziani digitali resistenti" estranei al mondo delle tecnologie durante l’emergenza e pertanto rimasti non interessati anche una volta tornati alla normalità. Forse perchè possono appoggiarsi ad una rete famigliare che riesce a soddisfare le loro esigenze dal punto di vista digitale. In conclusione, ribadiscono gli studiosi, "il rapido processo di digitalizzazione durante la pandemia non ha colmato il divario tra utenti anziani digitalizzati e non, ma lo ha piuttosto ampliato." Inoltre i ricercatori hanno notato che questo fenomeno "tende ad emarginare ancora di più le persone della terza età isolate che devono affrontare un processo di digitalizzazione dei servizi senza avere l’aiuto necessario e rischiando così di essere ulteriormente svantaggiati".