Pena ridotta a due anni in Appello per l’ex primo cittadino Lodigiani

Pena ridotta in Corte d’Appello a due anni per l’ex sindaco Massimiliano Lodigiani per la vicenda giudiziaria scoppiata nel giugno 2020 quando l’amministratore fu arrestato dalla Gdf e condannato, nel febbraio 2021 a Lodi con rito abbreviato, a 3 anni, un mese e 10 giorni, per diversi capi di accusa che andavano dalla falsità in testamento olografo, al peculato alla turbata libertà degli incanti e alla truffa.

La questione è legata al testamento di una 88enne “pilotato“ a favore del Comune cui erano stati lasciati immobili e contante per circa un milione utilizzati, in parte, per interventi pubblici; oltre a questo, Lodigiani era finito nei guai anche per falso per aver attestato assenze all’azienda per cui lavorava (che poi rimborsava al Comune) riferendo di essere in municipio per riunioni e Consigli che in realtà non c’erano. Ieri mattina l’organo giurisdizionale di Milano ha accolto la pena concordata con la Procura generale, prevedendo la sospensione condizionale della condanna: rimane la sanzione accessoria, non perpetua ma valevole per cinque anni, dell’impossibilità di ricoprire incarichi pubblici. Risarciti il Comune di Santo Stefano e l’avvocato Valentina Pellini, che si sono costituiti parti civili: quest’ultima aveva fatto scattare le indagini quando, in qualità di sindaco eletta nel maggio del 2019 con Lodigiani per vice, si era accorta di diverse anomalie che poi la Finanza ha scoperto avere rilevanza penale.

"Anche in Appello è emerso comunque che le condotte non avevano portato ad alcun arricchimento personale di Lodigiani – spiega il difensore Adriano Bazzoni – Da più parti si è dato atto che si è trattato di una vicenda “singolare“ nel senso che, seppur gli siano state attribuite condotte di rilevanza penale, non siamo di fronte a un amministratore corrotto. Anche per la questione delle firme false sugli attestati da consegnare all’azienda per cui lavorava, occorre dire che si è trattato di una leggerezza, di un errore, lui ne aveva diritto a prescindere".

Mario Borra