LAURA DEBENEDETTI
Cronaca

Lodi, Parco tecnologico Padano a un passo dal fallimento

Fondazione a rischio liquidazione. Il progetto di acquisto da parte del Comune non decolla. Il parere dei dirigenti è negativo e i 9 milioni coperti dal piano Marshall della Regione non si sono visti

Il presidente Ciampi nel 2005 al Parco Tecnologico Padano

Il momento cruciale per decidere il destino del Ptp sarà l’1 dicembre, quando è prevista l’assemblea della Fondazione Parco Tecnologico Padano, col rischio che si proceda con la liquidazione dell’ente. Ma cosa è successo in questi anni e quali sono gli scenari possibili? E che fine hanno fatto i 9 milioni di euro per l’acquisto dell’immobile da parte del Comune coi fondi regionali del piano Marshall? A 17 anni dalla sua nascita il Ptp, che avrebbe dovuto rilanciare le sorti dell’economia lodigiana, rischia di finire come il Polo fieristico: mai decollato, resta l’immobile da vendere all’asta.

In realtà il cluster di ricerca in agroalimentare e bioeconomia è già da tempo sull’orlo della bancarotta: la delibera di concordato è del 28 dicembre 2017. Pur essendo un centro d’eccellenza non poteva più nemmeno partecipare ai bandi di ricerca perché già tecnicamente fallito. L’1 marzo 2019 comincia ad operare la Newco ‘Ptp Scienze Park Scarl’ che si configura come una ‘cessione di ramo d’azienda’ di parte delle attività della Fondazione Ptp e del suo braccio operativo, la srl Parco Tecnologico Padano. Si riparte da 12 lavoratori (nel 2014, alla vigilia di Expo, erano 73, di cui 52 ricercatori e tecnici), di cui 6 ricercatori.

L’obiettivo è continuare ad operare e, nel frattempo, concludere l’accordo col Crea, l’ente nazionale di ricerca che intendeva fare di cascina Codazza la sua unica sede lodigiana, essendo dislocato tra Lodi e vari paesi. Queste due opzioni, nel giro di pochi anni, avrebbero potuto sollevare il Ptp di parte dei debiti nei confronti di 4 banche (Bpm, Sanpaolo, e le Bcc Centropadana e Laudense), dovuti in buona parte al mutuo per la costruzione dell’edificio, avviato dal 2005. La salvezza sembra a portata di mano ma Crea, nel 2018, viene commissariata a livello nazionale e l’ipotesi svanisce. Resta la Scarl, i cui bilanci sono sempre in attivo. Vengono promossi vari progetti, si investe sui giovani: i dipendenti sono 18, più qualche collaboratore e oggi rischiano tutti il posto. A febbraio 2020 arriva il Covid e il Ptp, si riconverte: è il primo a sequenziare due varianti Omicron, si accredita per la diagnostica, esegue i tamponi e si instrada per diventare una struttura specialistica per prevenzione e diagnosi precoce delle malattie.

La Regione col Piano Marshall assegna al Lodigiano 37 milioni di euro per il rilancio post Covid: lo scenario previsto dal Comune di Lodi è di spenderne 9 per acquistare il Ptp e chiudere i debiti con una sorta di ‘saldo e stralcio’ accordato con le banche, ripartendo da zero. Ma il parere dei dirigenti di palazzo Broletto è negativo. Il 19 novembre 2021 il Comune allora con una delibera di giunta esprime la volontà di un accordo con Ptp e Asst, usando i fondi per fare dell’immobile la Casa di Comunità di Asst, dove aprire ambulatori, anche se oltre la tangenziale. Ma nessuna ipotesi è, ad oggi, concreta. Quei soldi, erogati a progetto, non sono mai arrivati. E i creditori sono alla po rta.