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Omicidio di Lodi, gli assassini di Roberto Bolzoni potrebbero essere più di due? L’ipotesi degli inquirenti

Dopo il fermo di Roberto Zuccotti e Andrea Gianì, gli inquirenti non escludono di allargare il cerchio degli indagati. Intanto si aspettano i risultati delle prove del Dna sull’auto in cui è stato trovato morto il sessantunenne

Roberto Bolzoni (nel riquadro) e l'auto in cui è stato ritrovato il corpo

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Lodi – Quante sono le persone coinvolte nell’omicidio di Roberto Bolzoni, l’uomo di 61 anni ucciso con 35 coltellate nella sua automobile in piazza Omegna a Lodi lo scorso 18 febbraio? Per ora sono due gli uomini indagati e sottoposti a fermo: Roberto Zuccotti, 49 anni, e di suo nipote Andrea Gianì, 29 anni. Ma gli inquirenti – e questa è la novità – non escludono di allargare il cerchio e ipotizzano che il numero di indagati aumenti.

È quanto emerge dalle indagini condotte dal Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Lodi guidato dal tenente colonnello Tedros Comitti Berè. Intanto, i primi risultati delle prove del Dna sulla vettura in cui è morto Bolzoni e sui suoi abiti oltre che sugli abiti dei fermati sono previsti per la giornata di lunedì o, al massimo martedì. La salma non è ancora stata restituita alla famiglia in quanto mancano gli ultimi risultati delle analisi tuttora in corso, compreso l'esame tossicologico.

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Giovedì 28 febbraio, intanto, dopo settimane di ricerche sono stati trovati il portafogli e il telefono di Bolzoni. Entrambi gli oggetti sono stati rinvenuti di fronte all’abitazione di Gianì. I due indagati, zio e nipote, sono stati sottoposti a fermo domenica scorsa. Mentre Zuccotti, che ha precedenti per spaccio, si è avvalso della facoltà di non rispondere, Gianì ha ribadito la sua estraneità ai fatti. Gli inquirenti avevano rilevato delle impronte digitali di Zuccotti sul veicolo in cui è stato trovato il corpo di Bolzoni.