
"Succede raramente, in un nuovo posto di lavoro, di vivere la sensazione di iniziare qualcosa di veramente ‘proprio’, pur se in mezzo a mille difficoltà: la sensazione di provarci, di fare i pionieri. Luigi Tarenzi quella sensazione ce l’ha offerta, e ci ha sostenuto nel tempo col suo entusiasmo. E a tutti noi ha tenuto tantissimo, sempre. Non lo dimenticheremo". Così Sara Botti, Davide Ederle, Laura Rossini, Elisabetta Giuffra, Pietro Piffanelli, Carlo Pozzi e Alessandra Stella, i primi ricercatori che alla fine degli anni ‘90 hanno lavorato al Parco Tecnologico di Lodi, ricordano Gino Tarenzi, il fondatore del polo di ricerca di cascina Codazza, scomparso domenica a 83 anni.
"Alla fine degli anni ‘90 tutti noi eravamo sparsi per il mondo a investire sulle nostre vite pensando che il nostro Paese non avesse molto da offrirci e probabilmente, per come stavano le cose, nemmeno noi molto da dargli – ricordano i primi ricercatori al lavoro nel Parco Tecnologico di Lodi che tra il 2010 e il 2018 hanno dovuto lasciare il polo di ricerca per proseguire la carriera –. Poi è arrivato il dottor Tarenzi a bussare alle nostre porte, una ad una. Aveva il sogno di costruire un centro di ricerca e innovazione nel settore agri-food che potesse portare l’Italia alla pari dei migliori centri europei, aggregando e attirando da tutto il mondo intelligenze, competenze e idee di futuro. Volle partire proprio da noi, che avevamo lasciato l’Italia, ma non la speranza di ritornarvi per fare la nostra parte se ce ne fosse stata l’occasione. Lui ha saputo creare quell’occasione. L’esperienza che Tarenzi è riuscito a costruire a Lodi, la sua città, che amava visceralmente, è stata davvero unica".
Carlo D’Elia