CARLOTTA MORGANA
Cronaca

Naturarte, "un sogno che si è concretizzato"

Il percorso avviato alla fine degli anni ’90 prefigurava le attuali istanze ambientaliste. Quadraroli: abbiamo inondato d’estro il Lodigiano

di Carlotta Morgana

A ispirare la loro utopia visionaria, far convivere arte e natura nel rispetto reciproco, ci fu anche l’esperienza clamorosa di un gruppo di colleghi tedeschi, andati ad ingrossare le file nel maggio 1980 di chi, a Wendland (cittadina della Bassa Sassonia), si battè strenuamente per impedire che il paese divenisse un sito per lo smaltimento di scorie nucleari. Dopo poco più di un mese anche pittori e scultori che avevano partecipato a quel grande movimento popolare furono costretti ad arrendersi alle decisioni del governo di Bonn. Ma la loro lotta non fu del tutto vana perché diede vita al grande movimento dei verdi e accese i riflettori sullo stretto legame tra i fenomeni artistici e l’ambiente in cui si producono. "Fu anche quel patto e la ventata di rivoluzione sociale e verde portata da Joseph Beuys (l’artista tedesco, scomparso nel 1986, che dedicò la sua vita a promuovere gli ideali di un’arte sociale, inclusiva e naturalistica) a darci la carica quando, nel 1998, decidemmo di far vivere Naturarte", racconta l’architetto Mario Quadraroli, tra i fondatori e attuale coordinatore di quell’ “esperimento”, che quest’anno ha celebrato la sua ventitreesima edizione. E mai come oggi, con le istanze ambientaliste che premono affinché gli Stati prendano misure necessarie e drastiche per salvare il pianeta dagli squilibri prodotti dall’uomo, continuare quel percorso tracciato alla fine del scolo scorso da Quadraroli e i suoi certifica "la necessità di mettere in campo tutti gli sforzi, non meno quelli artistici eculturali, per scuotere le coscienze".

Ma che cos’è Naturarte e chi o cosa rappresenta oggi, a fine 2021?

"È un sogno concretizzato – risponde Quadraroli, 75 anni appena compiuti, una vita da dirigente dei Beni culturali e delle Arti figurative per la Provincia di Milano, l’energia propositiva di un ragazzo e lo sguardo proiettato su un futuro artistico che può dire la sua e fare la differenza anche in uno scorcio lombardo, piccolo e saldamente ancorato alle sue tradizioni com’è il Lodigiano) -. Al pari di un’onda, l’estro e la creatività hanno inondato Lodi e la sua provincia in mille rivoli, valorizzando il territorio".

Perché Naturarte proprio nel Lodigiano?

"Con la storica dell’arte Francesca Pensa, i pittori Renato Galbusera e Pier Antonio Manca decidemmo fosse venuto il tempo di far conoscere l’opera di Giuliano Mauri, ludevegino di nascita, esponente dell’arte naturale, che aveva realizzato in quel periodo una delle sue istallazioni più note, l’Albero dei cento nidi, alle Tre Cascine. Molti anni dopo arrivò anche la Cattedrale vegetale".

Che purtroppo qualche settimana fa è stata distrutta da un incendio...

"Non tutto delle cinque navate e delle oltre cento colonne a custodire le querce messe a dimora è andato distrutto. Ho chiesto agli amministratori locali di preservare quel che è restato, affinché lo spirito della creazione di Mauri si mantenga saldamente vivo".

Lo spirito di Naturarte?

"Certamente. Nel 1998 il nostro progetto piacque subito e in cordata aderirono a sostenerci la Provincia e i comuni di Lodi, Bertonico, Castiglione d’Adda e Cavenago. Nel tempo si aggiunsero Codogno, San Fiorano, Cornegliano, Tavazzano, Sant’Angelo, Casalpusterlengo e molti altri. Insomma, il territorio fece da perfetto contenitore alle opere degli artisti che decidemmo di ospitare nel tempo, a seconda dei temi che via via sceglievamo. Alcuni edifici di pregio, fino a quel momento sconosciuti, come ad esempio l’Arsenale di Bertonico, l’oratorio dei Santi Simone e Giuda di Cornegliano Laudense o l’ex ospedale Soave di Codogno, diventarono spazi espositivi perfetti".

Un successo che non vi aspettavate?

"Negli anni ci siamo resi conto che da un’idea ne scaturivano altre che legavano artisti di esperienze e formazioni diverse. In poco più di vent’anni hanno esposto le loro creazioni circa seicento pittori, scultori, performers".

E i giovani?

"Dall’inizio sono stati coinvolti gli studenti del liceo artistico di Lodi. In molti hanno partecipato alle decine di esperienze nate proprio dal nostro progetto originario. Una su tutte la nascita del Gruppo Immagine, che diede il via al Festival della fotografia etica, diventato da oltre dieci anni un appuntamento fisso".

Non vi ha fermati nemmeno la pandemia...

"Quest’anno siamo riusciti a realizzare Animalia, malgrado le mille difficoltà. Nei giorni scorsi abbiamo presentato il catalogo della mostra ospitata allo Spazio Arte della Bpl, che ci ha accolto grazie alla Fondazione Banca Popolare di Lodi. La rassegna, curata, oltre che da me, da Renato Galbusera, Francesca Vitali Boldini e Mario Diegoli, ha visto la presenza di quarantotto artisti celebrare a tutto campo il rapporto tra uomini e animali. Tra le opere, Il Bestiario di Beuys. Inoltre, a Palazzo Zanardi Landi di Guardamiglio, le Bestie dalle voci bianche di Angela Passarello".

Quale futuro per Naturarte alla soglia del quarto di secolo?

"Finchè c’è arte e bisogno di salvare la natura noi saremo qui. Con una marcia in più, che mai come adesso si è rivelata giusta. Noi, per intenderci, non abbiamo mai usato le ruspe per installare le nostre opere, come fanno in tanti. Ogni nostra azione tiene sempre conto dell’ecosistema".