
I carabinieri forestali
Lodi - "Ci sarà una rimozione delle aree inquinate? Esiste un’assicurazione per coprire i costi della bonifica? Quale sarà l’impatto che questa storia avrà sul Lodigiano terra buona? Questa vicenda è un enorme danno d’immagine per tutti". Così Andrea Sari, presidente di Legambiente Lodi, chiede chiarezza alle istituzioni che sulla vicenda dei fanghi illeciti esplosa nel Bresciano e che ha colpito anche la provincia di Lodi. Nella provincia, almeno per quanto finora emerso dall’indagine della Procura di Brescia sulla società bresciana Wte, che sarebbe responsabile di condotte illecite tradottesi nello spargimento di ingenti quantità di materiali contaminati da metalli pesanti e idrocarburi su migliaia di ettari di campi agricoli del Nord Italia, sarebbero coinvolti alcuni terreni intorno ai Comuni di Lodi, Casalpusterlengo e Castiglione d’Adda.
Una situazione non nuova per il Lodigiano che già nel 2016 era stato travolto dalla vicenda Cre, l’azienda con sedi a Meleti, Maccastorna e Lomello (Pavia), al centro di un’indagine della Procura di Milano per "innumerevoli episodi di gestione illecita" (si parla di 400 operazioni di illecito spandimento) di fanghi da depurazione ritirati, gestiti dalla ditta e sversati illegalmente in diversi comuni delle province di Lodi, Cremona e Pavia. "È il momento di un’agricoltura biologica e più controllata, sotto tutti gli aspetti – dice Sari –. Su questo tema come Legambiente siamo determinanti ad andare avanti. In un certo senso tutto questo è anche causa dei pochi controlli effettuati a livello provinciale. La riforma Delrio ha svuotato gli enti, come la Provincia di Lodi, con conseguenze evidenti, perché i controlli sugli spandimenti quasi sempre non ci sono. Gli strumenti messi in mano alla polizia provinciale devono essere idonei e non obsoleti".
Per Confagricoltura Milano e Lodi servirebbero più controlli anche negli impianti di depurazione. "Noi agricoltori siamo le vittime di questa situazione - dice il presidente di Confagricoltura di Milano e Lodi, Antonio Boselli -. Come associazione consigliamo ai nostri iscritti di non utilizzare i fanghi sui terreni. Si tratta di un prodotto estremamente pericoloso perché non ci sono garanzie sul fatto che sia sempre stato trattato nei migliori dei modi. Così si rischia di compromettere il raccolto. Servirebbero maggiori controlli del prodotto, magari un’ulteriore passaggio di depurazione. Più controlli sui siti dove vengono lavorati i fanghi. Capisco che i risparmi sono elevati rispetto a un fertilizzante normale, ma l’agricoltore deve cercare di garantire la qualità del prodotto. Servono maggiori controlli da parte di Arpa, soprattutto nei siti da dove parte il prodotto".