Lodi: "Niente bambini in tribunale"

La denuncia di un’avvocata-mamma del Foro di Milano “respinta” negli uffici lodigiani

Samantha Ravezzi è una legale del Foro di Milano

Samantha Ravezzi è una legale del Foro di Milano

Lodi, 12 luglio 2019 - «Sono stata discriminata perché mamma e avvocato». Protagonista della vicenda è l’avvocato Samantha Ravezzi, iscritta al foro di Milano che lunedì mattina si è rivolta per una «questione urgente» agli uffici del tribunale civile di Lodi. Lei, 32 anni, da poco mamma, si è presentata nell’ufficio del presidente di sezione, Tito Ettore Preioni, al terzo piano del Palazzo di giustizia lodigiano con il figlio di nove mesi nel passeggino.

Secondo la ricostruzione del legale, però, ancor prima che potesse esporre il caso, il giudice le avrebbe detto che non è possibile portare i bambini in Tribunale e che avrebbe dovuto trovarsi una baby sitter. «È la seconda volta che la vedo e sempre con suo figlio - avrebbe detto il giudice lodigiano secondo la ricostruzione fornita dall’avvocato -. Non è possibile venire sempre in tribunale con bambini. Questo è un ufficio pubblico. Si organizzi in altro modo, con una baby-sitter o lo lasci a qualcuno. Lei è l’unica che si comporta così». Scandalizzata, la donna ha reagito rivolgendosi al presidente del tribunale di Lodi. «È una situazione grave che si commenta da sola - spiega l’avvocato con studio in viale Regina Margherita -. In tribunale a Milano spesso vado con mio figlio e non ci sono mai stati problemi. In quel momento a Lodi non ho trovato la solidarietà di nessuno. Rispetto ad altre volte, dove i cancellieri si sono dimostrati disponibili, nessuno mi ha aiutato. Eppure mi sono rivolta al tribunale civile di Lodi per una questione urgente legata alla scomparsa di alcuni importanti atti di un fascicolo».

Della vicenda è stato subito informato anche il presidente del tribunale di Lodi, Ambrogio Ceron, che ha risposto all’avvocato. Ceron ha messo nero su bianco che non c’è stata discriminazione, ma piuttosto «un’esortazione che evidentemente non è stata gradita», perché «non risulta che la presenza del bambino sia stata utilizzata in alcun modo per pregiudicare la sua attività professionale».

«Vista la professione che svolge - prosegue il magistrato - non devo certo ricordarle le categorie di soggetti ammessi alle udienze». Poi arriva la stoccata sulla presunta scomparsa dei fascicoli: «Posto il fatto che nella missiva si paventano “gravi omissioni del personale giudiziario” sarà mia cura trasmettere la sua nota alla Procura della Repubblica che potrà valutare se tali e non meglio precisate omissioni sussistano effettivamente oppure se sia ravvisabile il reato di calunnia a suo carico».