MARIO BORRA
Cronaca

Dipendente "no mask" sospeso a Codogno: "Il Comune lo richiami in servizio"

"Sosterrò le mie ragioni anche al Tribunale del lavoro" e intanto incassa il sostegno del sindacato

Sulle mascherine si giocano molte contestazioni anche giudiziarie

Codogno -  "Sosterrò le mie ragioni in ogni sede non solo al Tar ma anche al Tribunale del Lavoro per impugnare i provvedimenti disciplinari". Il dipendente del comune di Codogno “no mask“ che si è sempre rifiutato, in questi mesi, di indossare la mascherina durante le ore di lavoro, è pronto a dare battaglia, mentre anche il sindacato Fisi si è schierato subito in sua difesa. Il dipendente “no mask“ è ad oggi a casa, sospeso dal lavoro per sei mesi: la pena gli è stata inflitta dalla commissione disciplinare interna poichè l’impiegato di un ufficio della sede centrale di via Vittorio Emanuele ha sempre contestato le norme del protocollo sanitario che di fatto obbligano, come avviene in tutti gli edifici pubblici, ad attenersi alle disposizioni per evitare il rischio contagio. La vicenda si trascina da tempo, dai mesi della prima ondata della pandemia, e il lavoratore sarebbe stato raggiunto da molteplici richiami e sollecitazioni ad attenersi alle misure di contenimento anti virus così come sarebbe già stato sospeso per alcuni giorni.

Durante il braccio di ferro tra le parti, il dipendente avrebbe chiesto, in alternativa, di poter lavorare in smartworking oppure di essere collocato in un ufficio da solo, ma il comune avrebbe tenuto la barra dritta, mantenendo la propria posizione sul rigido rispetto del protocollo. La vicenda è rimasta sotto traccia per mesi fino a quando il dipendente non ha impugnato davanti al Tar il protocollo anti Covid adottato in comune costringendo così l’amministrazione municipale ad incaricare un avvocato per difendersi: la procedura è stata espletata martedì sera in giunta e l’esecutivo ha dovuto mettere sul piatto, in questa fase, oltre 13mila euro per spese legali. Quando la notizia è diventata pubblica, il sindaco Francesco Passerini non ha voluto rilasciare dichiarazioni, essendo una vicenda molto delicata, e nemmeno ieri ha commentato la vicenda se non per ribadire che "il rispetto delle norme ha impedito che, da quando abbiamo riaperto a marzo dell’anno scorso dopo la prima fase acuta, in comune si registrassero focolai". Intanto il sindacato attacca.

"Non è possibile mandare un lavoratore davanti alla commissione disciplina senza rispettare i dettami dell’articolo 7 della legge 300 del 1970 - spiega il segretario provinciale Gianfranco Bignamini- La sospensione è nulla. Diffidiamo il comune a proseguire questa procedura e a richiamare il lavoratore in servizio. Questa mattina farò un presidio davanti al municipio".