
Lo strappo dopo 28 anni Il Comune dice addio al Consorzio formazione
di Mario Borra
Addio al Consorzio per la formazione professionale e per l’Educazione permanente (Cfp). Il Comune di Codogno, dopo averlo annunciato, ora approverà nel prossimo Consiglio comunale che si terrà lunedì lo strappo dopo quasi 28 anni dall’adesione. Di fatto, al momento viene approvata una proroga fino al 31 dicembre di quest’anno ma solo ed esclusivamente per consentire all’organismo di trasformarsi in Azienda speciale consortile (Asfol).
"Lo facciamo per garantire la continuità dei servizi offerti nell’interesse dei cittadini di Codogno", hanno ribadito dalla Giunta. Ma di fatto si tratta soltanto di una proroga tecnica, visto che la decisione politica è stata ormai presa senza possibilità di ripensamenti.
L’Amministrazione comunale dunque pianifica un altro addio eccellente dopo quello al Consorzio Lodigiano per i servizi alla persona, deciso diversi anni fa, all’inizio del primo governo del sindaco Francesco Passerini. Per Codogno, il Cfp ormai non aveva più incidenza sul territorio e le ragioni emergono con chiarezza dalle valutazioni espresse in questi giorni. "In questa fase si ritiene maggiormente utile ricercare altre possibilità di sviluppo di proposte formative e professionali maggiormente attrattive rivolte ai giovani della città", hanno ribadito dall’Esecutivo.
Secondo indiscrezioni, il Comune avrebbe già in corso trattative serrate per arrivare ad altri accordi con enti diversi dal Cfp per promuovere corsi e momenti di formazione sfruttando appieno anche lo stabile di viale Trivulzio delle ex Cantine Sociali che, fino al periodo del Covid, era adibito a spazio di coworking e che adesso, con l’addio al Consorzio per la formazione professionale, ritornerà nella piena disponibilità del Comune.
Inoltre l’Amministrazione ha lasciato intendere di voler onorare il pagamento della propria quota di rientro del vecchio debito, creatosi con il deficit finanziario di oltre dieci anni fa. Riflessione che sarà fatta comunque all’inizio dell’anno prossimo. La cifra che il Comune dovrà corrispondere si avvicinerà ai 70mila euro, al netto di modifiche che probabilmente l’Esecutivo pensa possano essere al ribasso.