La Pergola chiude: il regalo di Natale? Lavoratori licenziati

San Martino, doccia fredda sui 40 dipendenti

Il centro La Pergola è nato nel 2009 lungo la via Emilia alle porte di Lodi

Il centro La Pergola è nato nel 2009 lungo la via Emilia alle porte di Lodi

San Martino (Lodi), 24 dicembre 2018 - «Lavoratori cui, senza alcun preavviso, viene consegnata a mano la lettera di licenziamento, il centro ricreativo chiuso da sabato, un’operazione condotta dall’amministratore giudiziario che, da prosecuzione dell’attività per favorire la salvaguardia dei dipendenti e il recupero del credito da parte dello Stato, diventa ora speculativa, attraverso la vendita del patrimonio immobiliare». Guido Scarpino della segretaria territoriale della Cgil, denuncia la situazione in cui, alla vigilia di Natale, si sono venuti a trovare i circa 40 dipendenti de La Pergola, centro sorto su un’area di 48mila metri quadrati nel 2009 con 3 ristoranti, 2 bar, discoteca, palestra, centro benessere, campi da calcetto e da tennis e 2 piscine, sulla via Emilia alle porte di Lodi. E annuncia per questa mattina un presidio di protesta davanti ai cancelli del centro.

Lo scorso 6 giugno la Guardia di Finanza aveva eseguito il sequestro preventivo de La Pergola dopo che a fine 2017 il titolare, Giovanni Samarati, di Lodi, era stato denunciato per aver «omesso di dichiarare completamente i propri redditi, dal 2013 al 2016»: un’evasione fiscale da 14 milioni di euro e un mancato versamento di imposte, tra cui anche quelle previdenziali dei lavoratori, per 2,877 milioni. Sempre a giugno aveva avuto luogo la terza asta, attivata dalla banca creditrice, per 2,650 milioni di euro (rispetto ai 6,270 di valore degli immobili stimati nel 2017). «L’aggiudicazione dell’asta – spiega Scarpino – era stata sospesa. L’amministratore giudiziario 3 o 4 mesi fa si era presentato in assemblea e aveva creato una nuova società, regolarizzando i lavoratori che erano in nero o a chiamata. Era stato firmato anche un protocollo regionale. In questo modo lo Stato in 2 o 3 anni avrebbe recuperato il dovuto».

Invece, prosegue il sindacalista, «venerdì si è presentato con le lettere di licenziamento dicendo che l’attività non frutta e dando corso all’aggiudicazione all’asta. Contestiamo il mancato preavviso di licenziamento e il fatto che questi lavoratori, oltre ad avere retribuzioni da recuperare, a causa degli omessi versamenti non potranno accedere neppure alla disoccupazione».