
La grande piena dell’Adda: "Una notte di terrore che il tempo non cancella"
A 21 anni dalla piena del fiume Adda che mise in ginocchio Lodi, Domenico Ossino, un cittadino lodigiano, già presidente del C.Al.Lo (Comitato Alluvionati Lodi), riporta l’attenzione su quanto resta ancora da fare per mettere in sicurezza dall’acqua la città. L’alluvione del 2002 è stata una delle più gravi calamità naturali che hanno colpito la città nella sua storia.
"La rottura degli argini, il fiume che attraversa Lodi, invadendola, nella notte tra il 26 e il 27 novembre, raggiungendo anche quartieri che si ritenevano sicuri, come la Martinetta, il Revellino e la zona della Canottieri, ha lasciato la paura – ricorda Ossino –. I danni per gli alluvionati sono stati onerosi e molte persone hanno perso la loro casa, i loro beni e il loro lavoro".
Il sindaco di allora, Aurelio Ferrari, ha dichiarato lo stato di calamità naturale e chiesto l’aiuto del Governo della Regione. Ma questa non fu l’unica alluvione. "Nel 2012, la città non era ancora completamente in sicurezza in attesa di finanziamenti. Alcuni quartieri, come il Pratello, erano segnati dai segni dell’acqua e dalla paura di una nuova alluvione – ricorda –. Nel 2022, l’Agenzia Interregionale per il Po ha dichiarato che Lodi sarebbe diventata il primo capoluogo di provincia a poter resistere alle piene dell’Adda, grazie alla realizzazione di argini, muri e canali". Ma oggi per Ossino occorronè la revisione dei piani di bacino e di emergenza; la realizzazione di ulteriori opere di mitigazione, come la creazione di aree di ritenzione delle acque, la riqualificazione degli alvei e delle sponde; la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di difesa fluviale; il monitoraggio e l’allertamento costante del livello e della portata del fiume, con l’installazione di nuove stazioni idrometriche e pluviometriche, la diffusione tempestiva delle informazioni e delle previsioni, che è mancata anche in occasione dell’ultima piena di pochi giorni fa, la simulazione e la verifica delle procedure di emergenza; la sensibilizzazione e la partecipazione della popolazione e dei soggetti economici, con la promozione di campagne informative; strategie comuni per sollecitare i vari enti per la messa in sicurezza idrogeologica di tutti i grandi fiumi (Adda, Po ecc.), ma anche dell’idrografia minore.