Incendio alla Carnitalia, inferno di fuoco: si salvano solo gli uffici

Ospedaletto, il rogo non sembra essere doloso

DISASTRO Lo spegnimento delle fiamme da parte dei vigli del fuoco intervenuti in forze

DISASTRO Lo spegnimento delle fiamme da parte dei vigli del fuoco intervenuti in forze

Ospedaletto Lodigiano, 22 febbraio 2015 - «Allo stato attuale pensiamo che l’incendio che ha distrutto lo stabilimento Carnitalia di Ospedaletto non sia doloso, ma stiamo verificando tutte le ipotesi». Vincenzo Russo, procuratore capo di Lodi, nel tardo pomeriggio di ieri, a poche ore dal rogo verificatosi attorno all’1 di sabato notte, spiega: «Attendiamo la relazione dei Vigili del fuoco, stiamo sentendo le persone, verificando eventuali precedenti, ma siamo abbastanza in grado di escludere il dolo».

Intanto i racconti sull’accaduto si intrecciano. Gli ultimi a lasciare lo stabilimento, dove i capi di bestiame arrivati dal macello vengono disossati e confezionati secondo diverse tipologie di taglio, quindi caricati su camion in partenza o rinchiusi in magazzino, sono stati gli addetti delle pulizie. Gli abitanti di Ospedaletto (le prime case distano circa 800 metri dall’impianto) sono stati svegliati dai botti: «Erano esplosioni tremende, sembravano fuochi d’artificio» racconta un testimone. «I primi ad accorgersi delle fiamme, però, sono stati alcuni automobilisti in transito sulla vicina autostrada A1, da quel momento chiusa un paio d’ore per il fumo, e gli addetti dell’istituto di vigilanza Ivri i quali – spiega Massimo Stucchi, comandante provinciale dei Vigili del fuoco – quando hanno ricevuto la segnalazione hanno constatato che l’incendio era già esteso. Quando siamo arrivati noi sul posto lo stabilimento, per tre quarti, era in fiamme. Ho dovuto chiamare, a supporto dei 2 mezzi giunti da Lodi, altri 6 mezzi di supporto da Casale, Sant’Angelo, Pavia, Milano. Sparando acqua su tutti i fronti abbiamo domato le fiamme in un paio d’ore. Dire ora che l’incendio ha avuto origine dall’impianto elettrico, non serve: sarà la magistratura a decidere se incaricare dell’indagine noi o un perito. L’azienda dal punto di vista strutturale era in regola con gli impianti: tempo fa era stata ricavata una stanza ignifuga dove ricaricare di notte i muletti elettrici: bisogna verificare se l’incendio ha avuto origine lì e se le porte erano state chiuse. In ogni caso, nel magazzino andato a fuoco, un’area di circa 6-7 mila metri quadrati (su 13 mila della proprietà, ndr), c’erano bancali di carne solo a terra, non impilati: lo staccaggio non era pieno».

A salvarsi dalle fiamme sono stati solo gli uffici, dove ieri è iniziato l’inventario. E già c’è preoccupazione tra i circa 60-70 lavoratori che operano nell’impianto, per lo più dipendenti di una cooperativa, una quarantina dei quali disossatori, altri impiegati e addetti alle pulizie. L’auspicio è che possano accedere alla cassa integrazione. C’è poi tutto l’indotto degli autotrasportatori. Sul piano ambientale, invece, Arpa assicura che non ci sono stati danni: «Siamo stati autorizzati ad entrare nell’area dai Vigili del Fuoco solo verso le 3 – spiega Fabio Cambielli –. I pochi fumi rimasti tiravano verso l’A1. Infatti, in paese non c’erano né fumo né molestie olfattive. Inoltre la struttura era prevalentemente in ferro per cui non c’erano materiali tossici come solventi o idrocarburi. Anche le acque di spegnimento erano ‘pulite’. Abbiamo allertato il servizio veterinario dell’Asl perché segua lo smaltimento delle parti di carne bruciate».