Il caso dell’improvvisa scomparsa di Medaglia finisce davanti al gip

Trovato nell’Adda il 3 luglio 2020. La famiglia ha presentato un dossier per opporsi all’ipotesi del suicidio avanzata dalla Procura

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"Mio figlio non si è suicidato". Non c’è pace per Ombretta Meriggi, madre e donna coraggiosa, che da quasi un anno e mezzo sta lottando per arrivare alla verità sulla morte di suo figlio Giorgio Medaglia, il 34enne di Lodi scomparso il 28 giugno 2020 e ritrovato senza vita nell’Adda il 3 luglio successivo. Sul caso la Procura di Lodi, a fine giugno scorso, dopo quasi un anno di indagini, ha deciso di chiedere l’archiviazione per suicidio. Giorgio, come ricostruito dagli inquirenti, si era allontanato dal suo appartamento con il proprio scooter, ritrovato poi dai carabinieri alla Martinetta. Anche una perizia informatica e l’analisi della corrispondenza elettronica non hanno dato indicazioni di frequentazioni o messaggi sospetti. L’uomo aveva una cerchia di amici molto ristretta, al di fuori della quale frequentava solo una palestra. Ma per la famiglia c’è qualcosa che non torna. Per questo, attraverso l’avvocato Lorenza Cauzzi, ha subito depositato l’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione delle indagini della Procura sulla morte di Medaglia. Una mossa che porterà il caso davanti a un giudice, il gip di Lodi, che dovrà decidere se effettuare ulteriori indagini oppure chiudere la vicenda per sempre. La famiglia Medaglia ha presentato un contro-dossier di 13 pagine per motivare la scelta di presentare opposizione all’ipotesi del suicidio avanzata dalla Procura lodigiana che ha indagato per quasi 18 mesi senza però arrivare a elementi utili in grado di inchiodare un presunto colpevole.

"Ci sono tanti aspetti che non sono ancora chiari – spiega Ombretta Meriggi, la madre di Giorgio Medaglia –. Possibile che gli inquirenti non siano riusciti ad arrivare alla verità? Io non riesco a crederci. Mio figlio non si è ucciso, ne sono sicura. Qualcuno era con lui quella sera". A quasi un anno e mezzo dalla scomparsa di Giorgio Medaglia per la famiglia restano tanti i dubbi sulle ultime ore del 34enne prima di finire annegato nell’Adda. Il giovane alle 21.30 di domenica 28 giugno 2020 era uscito con il motorino dalla sua casa in via Aldo Moro a Lodi, mentre la madre, Ombretta Meriggi, esausta per il turno di lavoro da infermiera, era già a dormire. Nella zona era stato visto solo un’ora più tardi. Poi la scomparsa, con lo scooter bianco di Medaglia ritrovato in viale Aosta, poco distante dalla riva del fiume. E le parole di un testimone che sostiene di aver visto un ragazzino con la maglietta bianca e fisico esile parcheggiare il mezzo in quella zona. Versione confermata anche dai cani molecolari usati dagli inquirenti, che escludono la presenza del 34enne vicino allo scooter. Poi c’è il mistero dei vestiti del 34enne, trovato nel fiume con addosso dei pantaloncini rossi da ginnastica, mentre quella sera era uscito con i pantaloncini di jeans. E resta il motivo delle tracce di alcol riscontrate nell’organismo del 34enne, una stranezza visto che Giorgio non beveva mai. "Chiedo solo la verità - conclude Ombretta Meriggi -. Non si possono chiudere in questo modo le indagini. Voglio solo sapere cosa è accaduto a mio figlio".