Graffignana, si affeziona ai colombiani e torna all'estero più volte per fare volontariato

La benefattrice è Mariarosa Comotti che ora ha ottenuto un visto lungo tre anni

Mariarosa Comotti nella parrocchia colombiana

Mariarosa Comotti nella parrocchia colombiana

Graffignana (Lodi - Benefattrice lodigiana va in vacanza in Colombia e si “innamora” dei colombiani “sono rimasta a fare la volontaria a Acacias (dipartimento di Meta) ed è stata un’incredibile esperienza di vita”. Arriva da Graffignana la benefattrice Mariarosa Comotti. La donna, che in Italia, porta avanti da anni l’associazione Alba italiana, sempre pronta a dare il necessario a chi ha bisogno, questa volta sta aprendo il suo cuore all’estero.

“La Colombia è un paese bellissimo, dove trovi benestanti, ma anche e soprattutto persone che vivono, nel vero senso della parola, con un pugno di riso e che se ricevono qualsiasi gesto di vicinanza, provano una felicità che ti riempie il cuore. Basta il loro sorriso a farmi capire il vero senso della vita e di ciò che, nel mio piccolo, cerco di fare per gli altri” racconta la volontaria. Quindici giorni di vacanza in Colombia, a febbraio 2018, sono bastati per decidere di tornare e ritornare ancora.

“A novembre, su invito del sacerdote, sono tornata in Colombia e ci sono rimasta fino a febbraio. Nel 2019 sono tornata ancora per tre mesi, come volontaria ad Acacias e piano piano ho iniziato a capire la lingua. Davo aiuto in Parrocchia, in cucina e insegnando ai presenti piccole cose importanti, come cucinare, lavare, usare certi prodotti. Ciò che si fa in Italia nelle nostre case per tenerle in ordine”.  Per il Covid Mariarosa ha dovuto fermarsi momentaneamente a Graffignana ma, nel 2021, a novembre, è partita per ulteriori tre mesi “che poi, con il prolungamento del permesso di soggiorno, sono diventati sei” ricorda.

A quel punto la sua missione si è allargata a 360 gradi: ”Andavo per le strade, con i volontari, per aiutare persone che vivono raccogliendo bottiglie di plastica e cibo nei sacchi della spazzatura. Esperienze forti. Consegnavo da mangiare nelle case povere degli anziani, che ci attendevano con ansia. Là si vive alla giornata. Mi sono portata dietro il sorriso e la semplicità, la benedizione che mi davano i colombiani ogni volta che gli donavo qualcosa. In Parrocchia invece cucinavo per sacerdoti, seminaristi e invitati. E sono felice di aver introdotto la raccolta differenziata. Oggi là si dividono plastica, vetro, lattine e carta”.

La voglia di rimanere più a lungo all’estero, quindi, è diventata incontrollabile. “Ho così fatto domanda, nel 2022, al consolato della Colombia, per avere un permesso di soggiorno più lungo di sei mesi e ne ho avuto uno che scade il 31 luglio del 2025. Sono quindi prossima a partire, non ci rimarrò così tanto, ma avrò la possibilità di rientrare in Italia e poter tornare ancora in Colombia, dopo due mesi. Rimarrò inizialmente otto mesi e inizierò un cammino con una comunità afro americana di Acacias”.

L’obiettivo di Mariarosa è cercare di aiutare queste persone e insegnargli il possibile. “Sono molto umili e ci sono anche anziani e bambini, che hanno bisogno di tutto – descrive -. Spero di riuscire ad aiutarli, come faccio qui in Italia, con l’associazione Alba italiana, che aiuta le persone in difficoltà. Il Signore mi sta indicando una strada e sono contenta di averla scelta, perché si riceve di più nel dare: non è importante ti dicano grazie, ti basta solo il sorriso di quelle persone” commenta ancora.

E qualche sogno la graffignanina lo ha già realizzato: ”Arrivata in Colombia, prima del fermo del Covid, avevo promesso al preside e ai professori di una scuola pubblica di portare un videoproiettore. Più avanti ci sono riuscita, grazie al gruppo Facebook Bar dell’elica e al ricavato di una festa proposta al Fatebenefratelli di San Colombano, con la vendita di magliette. Riceverlo per loro è stato una festa e come benvenuto mi hanno dedicato un ballo tradizionale. I ragazzi mi abbracciavano entusiasti” ricorda emozionata.

Ora ci sono altri obiettivi: ”Adesso spero di poter portare nuove offerte, per regalare altre piccole cose che per i colombiani, invece, sono grandi. Magari qualcosa da destinare al Centro volontari sofferenza, luogo in cui i ragazzi si radunano e ci sono sempre molte necessità. Poi vorrei regalare ai bambini qualche divisa per la scuola. Pochi soldi a loro risolvono problemi grandi, come pagare l’affitto. Per esempio si sta aiutando da due anni una famiglia venezuelana, composta da 5 bambini e genitori. La mamma si sta impegnando per lavorare. Si aiutano gli umili, ma si cerca anche di renderli autonomi e spronarli. Il pacco alimentare non è scontato ci sia tutti i mesi, quindi la famiglia stessa si impegna, a propria volta, per crescere da sola”.