
Gattini in una foto Olycom
Lodi, 14 novembre 2015 - "Ciò che è accaduto lo scorso 31 ottobre all'Oasi del micio felice, dove due gatti, un adulto convalescente e un cucciolo di circa 6 mesi, sono stati barbaramente uccisi, è un fatto di inaudita violenza. Le indagini sono in corso e ricordo che azioni del genere sono penalmente perseguibili. Ma ci tengo anche a sottolineare che la prima responsabilità della tutela dei gatti randagi, così come dei cani o di altri animali, è del sindaco". Simone Pavesi, reponsabile della Lav (Lega Anti Vivisezione) del Lodigiano, sottolinea: «Le istituzioni hanno fatto subito sentire la vicinanza con la presenza dell'assessore Andrea Ferrari, ma al di là delle parole di conforto, serve un intervento concreto. Non ci risultano nel Lodigiano fatti così gravi, in cui si è infierito sugli animali, se si eccettua l'anno scorso l'incendio di un ricovero in una colonia a Casalmaiocco dove sono rimasti imprigionati e sono morti una gatta con i suoi cuccioli. L'unico problema che fanno emergere tutte le gattare del Lodigiano però è proprio quello della sicurezza: spesso le colonie si trovano in posti isolati, al buio, e loro hanno a che fare da sole con gente che contesta la presenza dei gatti. Aiutare le colonie feline e chi fa volontariato per degli amministratori non è solo una volontà politica: è previsto dalla normativa. Qui a Lodi mi auguro che l'amministrazione possa prendere in seria considerazione la possibilità di intervenire, attrezzando la colonia con delle luci o un sistema di videosorveglianza".
Intanto, Chiara Medaglia, una delle volontarie dell'Oasi che ha sede lungo l'Adda e che dà ospitalità ad una ventina di gatti randagi, non si dà pace: «Chi si fida più? Dovremo trovare un modo diverso di gestire la colonia. Il gatto ucciso era nella 'gabbia di degenza' per finire una terapia ma gli avevamo trovato una casa: sarebbe stato adottato a giorni. Anche i 5 gattini, 'mezzanini' di circa 6 mesi, di cui uno morto e uno disperso, erano nel recinto perché stavano ultimando le vaccinazioni e, dopo la sterilizzazione, sarebbero stati liberi di entrare o uscire, come gli altri. Li tenevamo rinchiusi per loro protezione e invece sono morti perché non sono potuti scappare. Comunque l'Asl ha inviato i due gatti morti per l'autopsia all'Istituto Zooprofilattico: è evidente che sono stati picchiati ma avere un referto da allegare alla denuncia presentata ai Carabinieri è importante".
Nei giorni seguenti alla barbarie, sui social, molti cittadini hanno reagito anche in maniera 'accesa' alla notizia: a parte chi esprimeva solidarietà alle volontarie e pietà per i gatti massacrati, in molti hanno usato termini come «vigliacchi«, «schifosi« e altri epiteti, minacciando di applicare la legge del taglione nel caso in cui i responsabili venissero individuati. In realtà tra chi accudisce amorevolmente i felini, dentro o fuori le mura di casa, e chi li trucida senza motivo, ci sono di mezzo tantissime persone pronte ad abbandonare gatti di famiglia o cucciolate senza farsi troppi problemi: "Gli abbandoni sono in aumento: mediamente sono 2 per ogni singola adozione - afferma Lucia Oliva, di Mondo Gatto -. Due settimane fa abbiamo trovato 2 gattini di 1 mese e mezzo pieni di feci e pulci e con la gastroenterite davanti all'uscio. Dall'inizio dell'anno avremo gestito circa 150 gatti e ne avremo affidati la metà: gli altri sono presso la nostra sede. Molta gente si porta a casa un gatto per egoismo ma poi al primo problema, lo abbandona davanti alla nostra sede, qualche volta in uno scatolone, sempre più spesso con tanto di gabbietta, non importa se appena nato o magari di 20 anni. Dopo l'episodio dell'Oasi del micio felice, anche noi stiamo pensando a telecamere o allarmi: siamo isolati e non siamo tranquilli".
"C'è chi non tollera che qui ci sia una colonia di gatti. Ho dovuto presentare denuncia dopo essermi trovata, nel tempo, alcuni gatti morti davanti a casa dei miei genitori e uno con la mandibola spaccata, che sono riuscita a far operare e a salvare« - racconta Katia Giordano, che gestisce una delle circa 260 colonie censite e protette dall'Asl nel Lodigiano (di cui una 40ina nel capoluogo), a San Rocco al Porto -. Prima portavo i corpi dei gatti deceduti all'inceneritore, ora li consegno al servizio veterinario dell'Asl per l'autopsia, da allegare poi alla denuncia. Nei giorni scorsi ho trovato un boccone-esca che ho portato a far analizzare. Ciò che la gente non capisce è che noi volontarie ci occupiamo di colonie già esistenti e che, se non procedessimo noi alle cure di tasca nostra e alle sterilizzazioni con l'Asl (circa 330 quelle effettuate dall'ente in un anno, ndr), il proliferare sarebbe senza controllo: una gatta nel periodo fertile, con 2 gestazioni l'anno, può arrivare a partorire settimila cuccioli. Ora l'area della colonia deve essere bonificata e Comune e Asl si sono impegnati a trovare i fondi per creare un'oasi: la differenza, rispetto alla colonia dove i gatti sono liberi, è che l'oasi è recintata e, dopo i fatti di Lodi, questo mi preoccupa«. «Non ci limitiamo ad esprimere assoluta condanna nei confronti delle bestie che hanno compiuto questo crimine penale, da medioevo - sottolinea Gaia Bocchioli, di Amici Animali -. Intendiamo valutare quali colonie sono più 'esposte' a pericoli e raccogliere fondi per installare videocamere e allarmi. Molta gente si è offerta di aiutarci ma cercheremo di coinvolgere anche il Comune di Lodi, vista la disponibilità data dall'assessore Andrea Ferrari".