
Da sinistra, il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro e il capitano dei carabinieri, Domenico Sacchetti
Lodi, 10 maggio 2017 - Hanno provato a giustificare quelle uscite anticipate senza permesso, i ritardi all’ingresso in ufficio e quelle riprese che li vedono con le buste della spesa anziché seduti nella cancelleria penale del Giudice di pace di Lodi. Sono stati interrogati ieri dal gip di Lodi i tre dipendenti pubblici, tutti componenti della cancelleria penale degli uffici giudiziari di via San Fereolo, sospesi per un anno dal servizio con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e falsa attestazione. «Chiedevo ai miei colleghi di timbrare con il mio badge perché molto spesso mi recavo direttamente in Tribunale o all’Agenzia delle entrate», ha detto il cancelliere A.M., 50 anni, residente a Crema, rispondendo alle domande del giudice per le indagini preliminari. Visibilmente scossi al termine dell’interrogatorio anche F.P. 52 anni, residente a Galgagnano, e A.D., 51enne, residente a Terranova dei Passerini, ambedue dipendenti assegnati alla cancelleria del Giudice di pace lodigiano, ma provenienti da enti comunali.
Gli inquirenti, infatti, hanno accertato che i dipendenti coinvolti si mettevano d’accordo tra loro affinché uno timbrasse il badge di tutti gli altri, consentendo così ai colleghi di arrivare in ritardo, di uscire in anticipo e di assentarsi per motivi personali. In due mesi di indagini (da settembre a novembre scorso), i carabinieri di Lodi hanno certificato circa 3.300 minuti di assenza ingiustificata da lavoro. «E’ importante chiarire ogni posizione – spiega l’avvocato Francesco Laratta, che assiste i tre indagati –. Uno di loro ha detto al giudice che i suoi ritardi erano di soli 10 minuti per accompagnare la figlia a scuola o per motivi di traffico. Un altro ha detto che chiedeva agli altri colleghi di timbrare perché andava direttamente in altri uffici per motivi di lavoro. E’ chiaro, però, che il comportamento contestato dalla Procura di Lodi non ha portato nessun disagio all’utenza che frequenta gli uffici del Giudice di pace. Aspettiamo comunque qualche settimana per presentare l’istanza al gip per chiedere la revisione della misura di sospensione». L'inchiesta, coordinata dal procuratore Domenico Chiaro, è partita dalla segnalazione di un dipendente che lavora nello stesso ufficio dei tre indagati, che rappresentano il 50% dell’intero personale del Giudice di pace. Proseguono dunque i disagi negli uffici giudiziari, dove da stamattina (fino a venerdì) riprenderanno le udienze. Il presidente del Tribunale, Ambrogio Ceron, è al lavoro per sopperire alle assenze e sta cercando di rimpiazzare il personale con alcuni in dotazione. Nel frattempo la cancelleria penale del Giudice di pace resterà chiusa. «Siamo scossi e preoccupati per tutto quello che è successo – hanno riferito i dipendenti della cancelleria civile degli uffici giudiziari di via San Fereolo –. In questo modo è stato messo in cattiva luce un ufficio che ha sempre lavorato molto bene».