CARLO D’ELIA
Cronaca

Frecciarossa, un anno dopo lo schianto. Il prefetto: "Lo choc e il timore del terrorismo"

Livraga, il ricordo dell’allora prefetto di Lodi Marcello Cardona fra i primi ad accorrere: tragedia indimenticabile

Frecciarossa deragliato a Livraga, nel Lodigiano (Ansa)

Livraga (Lodi), 6 febbraio 2021 - Ore 5.34 di giovedì 6 febbraio 2020: il Frecciarossa 1000 9595, il primo della giornata, ha lasciato da una ventina di minuti la stazione Centrale di Milano, a bordo solo 28 passeggeri e 5 dipendenti di Trenitalia. È diretto a Salerno ma non arriverà mai. All’altezza di uno scambio a Livraga (Lodi), mentre il treno viaggia a 290 chilometri all’ora, deraglia per uno scambio lasciato aperto (sotto accusa un pezzo difettoso prodotto dalla società Alstom Ferroviaria). Per i due macchinisti, Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo, di 51 e 59 anni, non c’è modo di salvarsi. Lievi le ferite per 31 persone. Un disastro, il primo per l’alta velocità in Europa, su cui la Procura di Lodi è ancora lavoro (sono 18 gli indagati, tra cui i vertici di Rfi, Alstom Ferroviaria e 5 operai di Rfi).

Gli inquirenti stanno analizzando il materiale acquisito. Il pm di Lodi Giulia Aragno, titolare del fascicolo, non vuole lasciare ombre. Per questo dagli uffici giudiziari di Lodi non escludono ulteriori accertamenti. In questi mesi, nonostante la pandemia, molto è stato fatto. A partire dalla consulenza degli ingegneri Fabrizio D’Errico e Roberto Lucani, i due tecnici incaricati dalla Procura lodigiana, gli stessi delle tragedie di Pioltello e Viareggio, che a novembre hanno depositato una relazione di un centinaio di pagine per spiegare le cause del disastro. Gli esperti spiegano che la colpa è di un attuatore del binario montato da Alstom con i cavi invertiti. Un errore che la squadra di operai di Rfi, sul posto per la riparazione, non potevano intercettare. Alstom, però, a dicembre ha consegnato al procuratore di Lodi Domenico Chiaro una controperizia dove attribuisce la responsabilità ai tecnici sul posto. Ma l’inchiesta non è finita. 

Il deragliamento del Frecciarossa, una vicenda che ha scosso molto l’allora prefetto di Lodi Marcello Cardona (da un mese trasferito a Roma per un incarico governativo), per oltre 40 anni nella Polizia di Stato, tra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente. Cardona, cosa ricorda di quella mattina? "Ho ancora tutto ben chiaro nella mia mente. Una tragedia del genere è difficile da dimenticare. II 6 febbraio è una di quelle date che resteranno per sempre nei miei ricordi. All’alba subito dopo essere stato informato avevo deciso di precipitarmi sul luogo del disastro. Il mio compito come prefetto di Lodi era molto delicato, ma importante per mettere al corrente il Governo di cosa era accaduto". Aveva subito pensato a un deragliamento? "Nella mia lunga carriera nelle forze dell’ordine ho imparato a non escludere mai nessuna ipotesi. Una volta arrivato sul posto e vedere un Frecciarossa, un mezzo su cui migliaia di persone ogni giorno viaggiano, finito fuori dai binari in quella maniera è stato difficile da credere. Inizialmente avevo pensato a un attentato terroristico". Ipotesi che poi è stata subito accantonata... "Sì, già dopo pochi istanti direi. Abbiamo saputo che sul posto quella notte si era svolti degli interventi di manutenzione. Poi tutto è stato ricostruito in maniera minuziosa da parte della Procura di Lodi che in questi mesi non ha mai smesso di lavorare sul caso". Sin dall’inizio si era messo a disposizione. "Abbiamo fatto il nostro dovere, organizzando subito un Comitato ordine e sicurezza nei nostri uffici per dare il via libera all’avvio del maxi cantiere sui binari dell’alta velocità tra Livraga e Ospedaletto Lodigiano. È stato deciso tutto nei minimi dettagli". Dopo un anno resta ancora aperto il fascicolo in Procura. Che idea si è fatto della vicenda? "Non posso commentare le indagini che sono ancora in corso. Posso dire con certezza però che il procuratore di Lodi Domenico Chiaro sta facendo un lavoro straordinario. Tutti hanno ben presente la delicatezza del tema. L’alta velocità è molto utilizzata in Italia, come nel resto d’Europa, e per la sicurezza dei cittadini deve essere stabilito con certezza cosa sia accaduto la mattina della tragedia".