Frecciarossa deragliato a Livraga, l’inchiesta accelera

Lodi, sprint finale della Procura. Due le responsabilità individuate: l’errore "umano" dei tecnici e i difetti del meccanismo installato

Il treno Frecciarossa deragliato nel Lodigiano

Il treno Frecciarossa deragliato nel Lodigiano

Livraga (Lodi), 27 giugno 2020 - Le indagini si avviano velocemente verso la chiusura. Pochi dubbi per la Procura di Lodi sulle cause del disastro del Frecciarossa 9595, Milano-Salerno, deragliato a 290 chilometri all’ora, tra Livraga e Ospedaletto Lodigiano, il 6 febbraio scorso alle 5,35 e costato la vita ai macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù di 59 e 51 anni. Nel bilancio anche 31 feriti, fra cui tre dipendenti in servizio sul convoglio. Agli inquirenti potrebbero bastare gli elementi finora raccolti per chiudere il fascicolo e chiedere il rinvio a giudizio per le persone finora coinvolte. Indagate, per ora, ci sono 18 persone con ipotesi di reato a vario titolo per disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni: si tratta di 5 operai di Rfi, l’ad di Alstom Ferroviaria Michele Viale, i vertici di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), compreso l’ad di Rfi Maurizio Gentile, e i responsabili Alstom Ferroviaria dello stabilimento di Firenze. ​Oltre alle due società (Rfi e Alstom Ferroviaria) per la legge sulla responsabilità amministrativa.

Secondo gli inquirenti lodigiani, a causare il deragliamento sarebbero stati almeno due fattori: uno scambio difettoso prodotto da Alstom Ferroviaria a Firenze che, in fase di montaggio, sarebbe rimasto in posizione di "deviata" quando i treni in transito sulla linea avrebbe dovuto procedere a "dritta", e un "errore umano" causato dai cinque operai di Rfi che poche ore prima dell’incidente erano intervenuti per la sostituzione di un attuatore proprio sullo scambio ‘incriminato’, un errore consistito nella mancata verifica "a vista" della corretta posizione dello scambio da parte di chi ha operato sul meccanismo al posto di movimento di Livraga.

I diversi aspetti e responsabilità singole, ora, sono in fase di valutazione in procura a Lodi, dove da pochi giorni è ripresa l’attività di analisi della documentazione raccolta su indicazione del procuratore di Lodi Domenico Chiaro che, in poco più di due settimane, prima dello scoppio dell’emergenza coronavirus, ha proceduto a ritmi serrati tra interrogatori, accertamenti e dissequestro (il via libera è del 20 febbraio). A dare indicazioni utili per orientare l’indagine, infatti, sono stati proprio i documenti raccolti nelle prime fasi dei rilievi, nelle sedi delle aziende coinvolte. Intanto, ad aprile è terminata la rimozione dell’ultimo degli otto vagoni del Frecciarossa 1000 deragliato. Già il 2 marzo il tratto ferroviario è stato riaperto dopo il rifacimento di circa 3 chilometri di linea e verifiche su un totale di circa 40 di infrastruttura ferroviaria, in particolare binari, scambi, traversine, massicciata, pali per l’alta tensione elettrica ed apparati di sicurezza.