Per vedere sfumare quella che i poeti britannici hanno definito “la sottile linea rossa che separa ragione e follia” è sufficiente trovarsi su un treno regionale fermo da due ore, alle due di notte, nelle campagne della Lombardia. Con i passeggeri – lo ricordano loro – “senza informazioni, senz'acqua, magari col telefono scarico e con l'aspettativa di altre due o tre ore di viaggio”.
Il convoglio in questione è un Trenitalia-Tper diretto a Bologna, uno dei 17 mezzi – alcuni anche di Trenord – che nella notte tra domenica e lunedì hanno subito cancellazioni e ritardi fino a 280 minuti a causa dell'interruzione della circolazione sulla linea Milano-Piacenza, all'altezza di Tavazzano con Villaverso, poco distante da Lodi.
I ritardi oltre le tre ore hanno interessato tre convogli a lunga percorrenza, 14 regionali e 6 merci. Cinque regionali hanno fatto percorsi limitati e due sono stati cancellati. Alla fine, c'è chi è partito da Milano alle 10 di sera ed è arrivato a Bologna alle 5 di mattina.

L'interruzione è stata causata del distaccamento di un pantografo – i bracci posizionati che collegano il treno ai fili della corrente elettrica – da un treno merci, che è finito sul binario affianco dove stava transitando un convoglio passeggeri. Non ci sono stati né incidenti né feriti. Risultato: traffico in tilt e treni bloccati nelle stazioni o tra di esse.
La rabbia dei passeggeri
Sul treno diretto a Bologna, che è partito da Rogoredo ed è stato fermato proprio in prossimità di Tavazzano, la rabbia dei passeggeri si manifesta intorno all'una. “Io domani devo essere al lavoro alle otto, questo è sequestro di persona, io domani vado in Commissariato e vi denuncio tutti”, urla al capotreno Marcello, un ragioniere sui cinquant’anni diretto a Modena (ci arriverà intorno alle 4).
Il capotreno reagisce in modo impassibile e molto professionale, ma inutilmente. Un rider lo difende: “Eh ma mica è colpa sua, pure io sono sveglio dalle otto ma tocca aspettare". Il capotreno spiega il problema: "I vigili del fuoco stanno evacuando il treno davanti a noi, quello che era sulla linea quando si è staccato il pantografo”.

Lamentele sull’informazione
Tra chi accetta la sorte e prova a dormire, c'è chi non si dà pace e, ciclicamente, sbotta: "Ogni venti minuti ci dicono che stiamo ripartendo ma siamo su questo treno da tre ore e mezza, potevano dircelo a Milano e avremmo trovato un'altra soluzione. Io arriverò domattina", dice Anita, una ragazza siciliana diretta a Bologna.
Un altro passeggero, tra francesismi e bestemmie (non riportate), sbraita: "Ma è una riprogrammazione questa? Non hanno informato i viaggiatori su cosa succede, né dei tempi e ora siamo finiti bloccati per ore su un treno in mezzo ai campi". Chi la prende peggio, sono i fumatori, impossibilitati ad accedersi una sigaretta. C'è chi chiede di scendere e farsi a piedi la strada fino a Tavazzano.
Alla fine, intorno alle due il convoglio riparte e si ferma a Lodi per caricare un centinaio di passeggeri esodati dal primo treno bloccato. Finirà la sua corsa intorno alle cinque di mattina a Bologna. A quel punto della rabbia resterà solo una spossatezza infinita.