PAOLA ARENSI
Cronaca

Federico Vanelli, il nuotatore eroe salva un bambino nel fiume: “Stava annegando, gli ho detto: sono qui, ce la farai”

Il gesto dell’ex nuotatore plurimedagliato e finalista alle Olimpiadi di Rio 2016. "La corrente del fiume era fortissima. Ho pensato: non sotto i miei occhi, non me lo perdonerei"

Federico Vanelli, ex nuotatore di mondiale, sabato si è tuffato nelll’Adda e ha salvato un 12enne che rischiava di annegare

“Nuotare direttamente verso il ragazzo sarebbe stato impossibile per via della corrente dell’Adda che era impetuosa e per il fatto che si trovava al centro del fiume, ma sfruttando la corrente sono riuscito ad avvicinarlo per afferrarlo". Federico Vanelli, classe 1991, ex azzurro di nuoto, pluridecorato campione europeo e mondiale, finalista alle Olimpiadi di Rio 2016 ed esperto di nuoto in acque libere, non ci sta a fare l’eroe. Eppure, sabato, raccontando l’episodio con la naturalezza di un fuoriclasse, ha salvato la vita a un ragazzo di 12 anni di Sant’Angelo Lodigiano, ormai in balia del fiume, all’altezza di Boffalora D’Adda, gettandosi in acqua senza perdere un secondo.

Vanelli, venerdì lei era lì per allenarsi?

"Non nuoto più da 5 anni (i medici lo costrinsero al ritiro per una miocardite ereditaria nel 2019 a un anno dall’Olimpiade di Tokyo, ndr) e solo per caso, perché all’ultimo momento un amico mi ha invitato. Mi trovavo sulla sponda opposta, in una spiaggia che nemmeno conoscevo. Alla fine posso però dire che questo episodio abbia dato un senso in più alla mia carriera".

Il ragazzo stava facendo un bagno?

"Mi è stato detto così ma, evidentemente, è stato tradito dalla corrente che, anche per un adulto e un nuotatore esperto, sarebbe stata impossibile da fronteggiare in quel punto".

Qualcuno le ha chiesto direttamente aiuto?

"No. In realtà, dalla sponda opposta, ho sentito trambusto e visto gente che gesticolava. Inizialmente ho pensato a una rissa. A un certo punto però ho visto il ragazzino che riaffiorava dall’acqua e scendeva, poi riaffiorava ancora e andava nuovamente sotto e ho capito che si trovava in serio pericolo. Nella zona c’è un molo e ho pensato che qualcuno sarebbe uscito in barca. Ma non è stato così. Nelle vicinanze c’era anche un kayak, che però non avrebbe comunque potuto salvarlo, perché era controcorrente. A quel punto ho deciso di tuffarmi e di provarci io".

Per fortuna il ragazzo se la caverà.

"Mi hanno detto che non era grave, è sempre rimasto cosciente ed è stato portato in ospedale per le cure del caso, ma poteva andare anche molto peggio...".

Cosa le ha detto quando l’ha riportato al sicuro?

"L’ho rassicurato, dicendogli che ero con lui, di non preoccuparsi e gli ho chiesto di fare un cenno ai suoi genitori, per tranquillizzarli, e così lui ha fatto. Prima di riuscire a raggiungere una spiaggia ha anche camminato da solo tre metri, poi ci siamo fatti trascinare di nuovo dalla corrente , fino a riva".

Per riuscire ad afferrare il ragazzino, complice la sua esperienza di nuotatore di lungo corso, lei lo ha aspettato in un punto in cui sapeva che avrebbe potuto recuperarlo. Non è una cosa che chiunque avrebbe potuto fare...

"Me lo sono fatto letteralmente finire addosso, perché altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungerlo controcorrente, e alla fine siamo riusciti ad arrivare a riva, facendoci nuovamente trascinare. Poi, per agevolare i soccorsi, abbiamo dovuto spostarci nuovamente, eravamo infatti approdati in un punto in cui c’erano un dirupo, alberi e roccia".

Purtroppo nell’Adda e non solo si sono registrate diverse tragedie simili.

"Infatti. La settimana prima avevo letto della morte di un 25enne di Cassano D’Adda, tradito dalla corrente dopo un bagno. Prima di buttarmi mi sono detto: non può succedere sotto i miei occhi, non me lo perdonerei mai".

Cosa si sente di consigliare a chi frequenta le rive del fiume?

"Direi di fare attenzione perché non si può fare quello che si vuole, è il fiume a comandare: la corrente può essere molto forte e spesso è impossibile da contrastare".