Fanghi agricoli, vittoria dei sindaci in difesa dell'ambiente

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Regione Lombardia che puntava ad alzare di 200 volte i limiti degli idrocarburi presenti nei fanghi

Agricoltura

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Lodi, 22 novembre 2019 - La vittoria dei sindaci in difesa dell'ambiente. Il Consiglio di Stato oggi ha respinto il ricorso di Regione Lombardia (dopo la bocciatura davanti al Tar nel 2018) sul caso fanghi agricoli. Si chiude così dopo un anno e mezzo il contezioso legale guidato da una cinquantina amministratori locali del Lodigiano e del Pavese per evitare l'attuazione della delibera della Giunta Maroni approvata l’11 settembre 2017 che puntava ad alzare di 200 volte i limiti degli idrocarburi presenti nei fanghi idonei per l'agricoltura.

Tutto era partito il 6 aprile 2018 quando 31 sindaci della provincia di Pavia unitamente a 26 del Lodigiano hanno chiesto al Tar di annullare la decisione della Regione. Per i concimi, prodotti dai depuratori fognari, che finiscono immediatamente nei campi coltivati, (e di conseguenza sui prodotti della nostra tavola) il valore soglia, con la nuova normativa, sarebbe passato da 50 milligrammi per chilo a 10mila. Per i sindaci un fatto gravissimo, se si pensa che, per legge, se si superano i 500 milligrammi, la destinazione deve essere una discarica di rifiuti tossici. Con la conferma della sentenza del Consiglio di Stato, i primi cittadini plaudono: "E' una vittoria a tutela del territorio e della salute dei cittadini pavesi e lodigiani", dicono i sindaci. A quasi un anno dall’audizione avuta dai Comuni a Roma col Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, del nuovo “Codice Ambiente”, che doveva contenere anche normative rassicuranti in materia di fanghi, non vi è ancora traccia.

Nel frattempo, mesi fa il “decreto Genova” ha sbloccato lo spandimento dei fanghi, stabilendo il nuovo limite di 1 grammo di idrocarburi per chilo di fango “tal quale”, ossia così come esce dal depuratore (e solo per gli idrocarburi C10 e C40, verificando i marker di cancerogenicità). Dunque, circa la metà di quanto consentito dalla delibera regionale 70/76 del 2017 annullata dal Tar e dal Consiglio di Stato (che innalzava di 200 volte i limiti di idrocarburi fino a quel momento consentiti), ma più dei 50 milligrammi consentiti a livello nazionale, prima della delibera regionale e dopo il suo annullamento, sulla base del Codice ambiente ancora in vigore. Infine, a luglio scorso, il Consiglio regionale ha dato il via alla Risoluzione relativa all’utilizzo in agricoltura dei fanghi di depurazione e dei gessi di defecazione, garantendo più strumenti per governare la materia.