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Ex Fibronit, la bonifica del terzo lotto è bloccata

Il “mostro“ (leggi Fibronit, ex fabbrica dell’amianto di Broni) è stato neutralizzato grazie a due consistenti interventi di bonifica costati quasi 20 milioni di euro e già finiti, ma per cancellarlo bisogna ancora aspettare. Non è una questione di risorse (c’è già dal 2015 uno stanziamento statale di circa 15 milioni di euro), bensì a causa di un sequestro disposto, più o meno un anno fa, dalla magistratura pavese che indaga su presunte irregolarità commesse nell’iter dei lavori per il secondo lotto di bonifica. "Il Comune non c’entra nulla – precisa il sindaco di Broni, Antonio Riviezzi – anzi qualora a fine inchiesta risultassero rinvii a giudizio, ci costitueremo parte civile". Non ci sono previsioni certe (un mese fa era stato indicato un possibile sblocco entro giugno), ma nel frattempo non si può procedere col terzo lotto di bonifica che riguarderebbe la demolizione della struttura rimasta in piedi e l’avvio della riconversione dell’area da ben 140mila metri quadrati.

Cosa potrebbe essere realizzato? Non c’è ancora un progetto, ma potrebbe diventare un maxi impianto fotovoltaico o comunque in grado di produrre energia pulita ad uso e consumo in primis dei bronesi (circa 10mila abitanti), ma prevedibilmente anche per comuni vicini. Un futuro green a costo zero? Ci sperano in tanti. Non a caso a Broni, già nelle scorse settimane, si è discusso pubblicamente sul come attivare una comunità energetica. Sarebbe un riscatto sul fronte della battaglia – in corso da decenni – per debellare l’incubo amianto. Broni, infatti, è al vertice della non invidiabile classifica italiana per numero di morti da malattie correlate all’amianto rispetto alla popolazione residente. Ben più di Casale Monferrato e non a caso, lo stesso sindaco, Riviezzi ha affermato: "Non c’è famiglia che direttamente od indirettamente, non sia stata colpita". Pierangela Ravizza