"Covid a scuola, servono tamponi rapidi"

Dopo il caso della bimba positiva alla materna, cresce l’allarme delle famiglie: "Poca chiarezza, il sistema rischia di ingolfarsi subito"

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di Laura De Benedetti

Il primo caso di Covid registrato nel capoluogo tra i bambini di una materna dopo la ripresa delle scuole ha subito riportato d’attualità il tema della gestione dell’emergenza e delle ricadute su famiglie e lavoro. Da giovedì, infatti, un’intera classe, la “verde“, composta da una ventina di bimbi, della scuola dell’infanzia Serena, è in quarantena dopo che è stato accertato che una bambina, allontanata il 10 settembre a causa della febbre, era risultata positiva al coronavirus. Ora non solo compagni e maestre dovranno stare a casa per 14 giorni ma la scuola ha cancellato l’avvio del tempo prolungato pomeridiano (e quindi della mensa), per l’intera settimana dal 21 al 28 settembre, per due classi (rossa e gialla; oltre una 40ina di bambini), a causa della "carenza di organico". Il timore maggiore dei genitori, che lavorano, riguarda la quarantena, ancor prima del contagio. Proprio in questi giorni Alice Vergnaghi, lodigiana, docente di scuola superiore e madre di due bambini, partecipando ad un meeting di “Dalla stessa parte“ aveva lanciato una riflessione su questo tema che penalizza le famiglie e le donne in particolare: "C’è una preoccupazione collettiva ma mancano risposte chiare e univoche da parte delle istituzioni - spiega - Le famiglie non possono stare settimane ad aspettare un tampone". Il problema, sottolinea Vergnaghi, non riguarda solo i casi conclamati: "Nel giro di due settimane arriveranno i primi raffreddori ed il sistema rischia subito di ingolfarsi. Io, ad esempio, ho una figlia, all’ultimo anno di asilo, che in genere ha la tosse da ottobre a marzo e l’altro, alle elementari, con la rinite allegrica: i loro sintomi saranno tollerati? E che cosa bisogna fare per far riammettere i bambini a scuola dopo un’influenza? In teoria se ho mio figlio con la febbre non dovrei nemmeno uscire di casa: ma chi fa visite a domicilio? E come posso io, docente, stare attenta si sintomi degli studenti se non sono un medico? Questi problemi vanno risolti a monte. Alle famiglie servono risposte rapide, serve un sistema di supporto, con ambulatori dedicati che forniscano consulenza H24, con pediatri e medici di base che riescano a gestire a distanza influenze, raffreddori, tossi. Un sistema che garantisca tamponi in 24 ore perché si possano affidare i bambini ai nonni, così come ad una baby sitter, senza paura di infettarli. L’ideale sarebbe fare uno screening di prevenzione nelle scuole".