Coronavirus, a Codogno contagi in crescita lenta: "Decisiva la zona rossa"

L’assessore regionale Pietro Foroni prende a modello il Basso Lodigiano che festeggia la guarigione di un pensionato di 85 anni, tornato a casa

Al centro l’ex sindaco di Maleo Pietro Foroni a un’esercitazione della Protezione civile

Al centro l’ex sindaco di Maleo Pietro Foroni a un’esercitazione della Protezione civile

Codogno (Lodi), 20 marzo 2020 - È guarito dal coronavirus a 85 anni. Il pensionato Giancarlo Bonvicini, infettato dal Covid-19 mentre era ricoverato all’ospedale di Codogno per una pericardite nei giorni del ricovero del paziente 1, ieri è tornato a casa da sua moglie Osvalda. Una bella notizia per il Basso Lodigiano, epicentro dell’epidemia in Italia, l’unica comunità che sta vivendo l’emergenza sanitaria dal 21 febbraio. "I cittadini della Bassa hanno dimostrato grande senso civico", spiega Pietro Foroni, 44 anni, assessore al Territorio e protezione civile della Regione, per nove anni sindaco di Maleo e presidente della Provincia, tra i protagonisti nella gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia. L’assessore ha fatto il punto sulle attività del dipartimento per aiutare il sistema sanitario a reggere alla pressione dei continui contagi, arrivati a quasi 20mila in Lombardia. Nel Lodigiano invece continua la crescita lenta degli ultimi giorni: 83 i nuovi casi registrati (totale 1.528).

Assessore, com’era nata la decisione di creare la zona rossa nel Basso Lodigiano?

"È arrivata subito dopo il caso del paziente 1 (il 38enne Mattia oggi ricoverato al Policlinico di Pavia), con un accordo tra Regione, sindaci e i ministri Speranza e Guerini. Una scelta coraggiosa. Da parte nostra abbiamo da subito insistito sulla linea dura per affrontare questa emergenza. La creazione di quella zona rossa ha evitato quello che sta accadendo a Bergamo".

Nel Lodigiano la crescita dei contagi sembra meno costante rispetto alle altre province lombarde. Quanto può aver pesato l’isolamento totale?

"Quello di Codogno e dei Comuni lodigiani dell’ex zona rossa sarà un caso che passerà alla storia. La scelta di chiudere tutto per due settimane, tranne solo alimentari e farmacie, è stato un sacrificio pazzesco, ma importantissimo: qualche risultato lo ha dato. Oggi in tutte le altre province vediamo ancora troppe persone che prendono i mezzi pubblici per andare a lavoro. Non è colpa dei cittadini e neanche delle aziende aperte. È chiaro che serve un intervento del Governo per chiudere tutto".

Per l’emergenza com’è organizzata la protezione civile?

"In campo ci sono 7.169 volontari. Abbiamo montato 18 tende fuori da 18 ospedali della Regione, per il triage campale, e quasi una ventina di tende fuori dalle carceri. È un lavoro silenzioso fatto da grandi persone, importantissimo per aiutare il personale sanitario nell’emergenza".

A che punto sono i lavori per l’ospedale da 500 posti letto nell’ex Fiera di Milano?

"Procedeno con grande ritmo. Abbiamo qualche problema nel trovare attrezzature, macchine della terapia intensiva, ventilatori, e purtroppo personale medico e infermieristico. Non è una questione di costo o burocrazia ma di reperire il personale".