Codogno, hub vaccinale verso la chiusura: "La campagna di massa è finita"

Il sipario sul centro allestito nel palasport dovrebbe calare ai primi giorni di marzo

Persone in attesa di presentarsi all’accettazione nell’hub di Codogno

Persone in attesa di presentarsi all’accettazione nell’hub di Codogno

Codogno (Lodi) - Giorni contati per l’hub vaccinale aperto all’interno del palazzetto dello sport di Codogno in viale Resistenza, nel mese di marzo del 2021: non c’è ancora la data ufficiale, ma il centro chiuderà ad inizio marzo, molto probabilmente il 6. Solo sette prenotazioni nell’ultima settimana di febbraio certificano che la campagna vaccinale è arrivata ad un livello molto alto: per esempio, solo a Codogno, sono 12.910 i vaccinati con due dosi e 9.778 con tre. E’ un altro passo verso la normalità ribadita anche durante la giornata del ricordo, organizzata lunedì pomeriggio a Palazzo Soave a due anni dallo scoppio della pandemia, dal direttore generale dell’Asst di Lodi, Salvatore Gioia. "Abbiamo vinto la sfida e l’arma vincente è stata il vaccino" aveva detto il manager sanitario che aveva anche snocciolato alcuni dati (ovviamente tenendo conto non solo dell’hub di Codogno): 640 mila vaccini somministrati, 270 mila doppie dosi inoculate e 146 mila “booster“ effettuati.

Il palasport dunque ritornerà alla sua originaria funzione anche perchè il Comune, dopo la robusta riqualificazione costata più di un milione di euro, non è ancora riuscito a metterlo a disposizione delle associazioni sportive: ora, quando la struttura tornerà nella disponibilità dell’ente pubblico, si dovranno sicuramente effettuare già alcuni interventi di riqualificazione (in primis, la tinteggiatura delle scalinate) e verificare lo stato del parquet. Intanto, la situazione sanitaria è migliorata e l’ospedale cittadino, fulcro dell’epidemia due anni fa, è “covid free“.

La conferma arriva dal responsabile del reparto di Pneumologia, Francesco Tursi. "Abbiamo chiuso il reparto e riaperto la riabilitazione cardio respiratoria. Siamo molto sereni. Gli ambulatori covid sono a bassissima affluenza ed è quindi un ottimo segno che la malattia al momento è assolutamente ferma – spiega Tursi –. C’è però un grosso problema legato al cosiddetto “long covid“, cioè le conseguenze della malattia: infatti ci sono diversi pazienti che sono usciti da questa ultima ondata che presentano polmoniti che dobbiamo guarire: abbiamo già ricoverato per esempio due pazienti molto gravi che hanno contratto in precedenza il virus ma che devono fare i conti ancora con la polmonite che non li abbandona". Strascico polemico ieri da parte del sindacato Fisi, per bocca di Gianfranco Bignamini. "Il reparto Covid era già chiuso da nove giorni, ma è stato riaperto il 18 per poi dire che era stato chiuso il 21" ha attaccato il sindacalista.