Chef ucciso a New York, carcere "leggero" per Angelina: in mezzo ai cuccioli da addestrare

È la richiesta del difensore della serial killer del lodigiano Andrea Zamperoni. Intanto la sorella della 43enne annuncia il ricorso in Appello contro la condanna

Angela Barini

Angela Barini

Casalpusterlengo (Lodi) - Una prigione femminile federale di bassa sicurezza, a Waseca, nel Minnesota. Più vicina alla famiglia di Angelina Barini e dotata di vari programmi, compreso l’addestramento di cuccioli di cane, cui la escort italocanadese vorrebbe partecipare. Lo ha chiesto il difensore della 43enne, Michael Weil, al giudice Brian Cogan che deve ancora pronunciarsi sulla sorte detentiva della serial killer condannata martedì dalla Corte federale di Brooklyn a 30 anni di carcere perché, secondo gli inquirenti americani, tra luglio e agosto 2019 ha somministrato dosi letali di fentanyl, mentre si prostituiva, ad almeno quattro vittime in diverse zone della Grande Mela. L’accusa più grave, quella che ha inchiodato Barini, riguarda l’omicidio dello chef di Casalpusterlengo Andrea Zamperoni, 33 anni, che lavorava al Cipriani Dolci di Manhattan, morto per un’overdose di fentanyl e droga dello stupro in un motel nel Queens.

Per accedere al patteggiamento, nell’agosto 2021 Angelina Barini, che vanta 24 precedenti penali, aveva confessato di aver ucciso lo chef, evitando così l’ergastolo. La condanna è sembrata tuttavia «troppo dura» alla sorella maggiore Sally, che ha già annunciato ricorso in Appello: «Penso non si sia preso in considerazione che ovviamente quel che è accaduto era sbagliato ma le vittime ci si erano infilate da sole. Non erano santi. Andavano con lei, volevano divertirsi e fare sesso. Non è come se lei li avesse costretti puntando contro loro una pistola». Altro che sentenza esemplare, come l’ha definita il procuratore Breon Peace, augurandosi che i 30 anni in cella «servano da monito per chiunque altro voglia usare droghe per commettere orrendi crimini di questo genere». 

Oggi Angelina Barini, «prigioniera federale numero 83762-053», è nel duro Metropolitan Detention Center di Brooklyn, dove una vicina di cella è la complice di Jeffrey Epstein, Ghislaine Maxwell. Che ha definito le proprie condizioni «infernali», sostenendo di ricevere «cibo infestato da vermi» e di avere «topi nella cella». Invece la prigione di Waseca, chiesta dal difensore per Angelina, è una dei sette partner dell’associazione “Can Do Canines“, che gestisce programmi per l’addestramento di cuccioli. Un membro dello staff fa dei detenuti i “conduttori“, insegnando loro «empatia, fiducia e pazienza», con i cani che vengono accuditi e addestrati 24 ore su 24. Non carcere duro, quindi, ma qualcosa di più simile a un collegio per la fredda assassina che, nelle ore dell’omicidio Zamperoni, si scambiava sms col complice Leslie Lescano.