Lodi, 29 novembre 2024 – In Cardiologia a Lodi, nel triennio 2021-2023, è stato registrato un incremento delle prestazioni pari al 20%. Nello stesso periodo, in due ambiti specifici come l’emodinamica e l’elettrofisiologia, procedure e interventi si sono attestati, rispettivamente, a quota 3.204 e 891. Nel 2023 sono state 1.200 e 410 ovvero quasi il 40% e il 46% in più rispetto al 2019. “Inoltre c’è stato il recupero e un superamento del volume di prestazioni rispetto al periodo pre Covid” (con attività dislocate principalmente all’Ospedale Maggiore e presso il presidio di Codogno), introduce Pietro Mazzarotto, direttore della Cardiologia dell’Azienda socio-sanitaria territoriale di Lodi.
Il dirigente cita i dati Agenas del Programma Nazionale Esiti. “Il nostro ospedale – aggiunge – è nei piani alti della classifica in Italia negli ambiti assistenziali di massimo impatto sulla salute, e la cardiologia ha giocato un ruolo determinante”. “Sul tema, ad esempio, della tempestività della rivascolarizzazione nell’infarto – sottolinea il primario di Cardiologia - abbiamo confermato il massimo livello di qualità già raggiunto lo scorso anno, garantendo la rivascolarizzazione, entro i 90 minuti dall’esordio della patologia, al 70-80 % dei nostri pazienti”.
“Tutti i cardiologi della nostra équipe - spiega Mazzarotto – oltre a svolgere le attività cardiologiche di base, esercitano regolarmente un’attività di branca specialistica, fra unità coronarica, emodinamica, elettrofisiologia, scompenso cardiaco, risonanza magnetica cardiaca, imaging cardiovascolare e cardio oncologia, garantendo così una elevata qualità di cure per ogni complessità. E poi c’è la conferma – continua - che in ambito di emodinamica, di elettrofisiologia e di diagnostica, avendo introdotto tecniche e metodiche innovative, non abbiamo nulla da invidiare ai maggiori centri lombardi”.
I numeri
Gli infarti del miocardio trattati nel 2023 sono stati oltre 500, fra cui un centinaio complicati da grave insufficienza cardiaca e salvati. Nel 2019 gli infarti gravi erano stati circa 80. E poi il dato relativo alla mortalità a 30 giorni dall’esordio dell’infarto, incluse le forme più gravi: nel 2019 era attestato al 13%, nel 2013 si è scesi di tre punti. Ugualmente, si è ridotta, di tre punti percentuali, anche la mortalità dell’infarto a un anno.
Anche i ricoveri per scompenso cardiaco, la prima causa di morte, sono aumentati dai 250 del 2022 ai 325 del 2023. E la mortalità a 30 giorni, sempre includendo anche le forme più gravi e tutte le età, è rimasta inalterata, confermandosi intorno all’8%. Ciò significa che è aumentata la capacità di assistenza mantenendo inalterata la qualità delle cure.
Il futuro
Uno degli impegni della struttura è lo sviluppo ulteriore dell’ambulatorio dello scompenso. In Italia soffre di scompenso cardiaco circa un milione di persone, con un’incidenza di circa 80.000 nuovi casi all’anno. Intorno ai 65 anni rappresenta la prima causa di ricovero ospedaliero, ma dopo questo limite anagrafico la prevalenza raddoppia ad ogni decade di età fino a colpire più di una persona su dieci dopo i settant’anni.
“Sui pazienti scompensati - racconta il primario di Lodi – agiamo anche con i nostri servizi di telemedicina e teleconsulto. Molti di loro con dispositivi e sensori impiantati sotto la pelle trasmettono ai nostri specialisti una serie di dati che ci consentono di cogliere in tempo reale e prevenire eventuali aggravamenti del loro stato, in modo da curarli bene senza costringerli a continui ricoveri”.
Il potenziamento e lo sviluppo del teleconsulto, per la gestione dei casi clinici in collaborazione con i medici curanti, ha comportato recentemente l’ampliamento dell’area di interesse del servizio anche al dolore toracico e alle patologie aritmiche.