Annegata in piscina, Josephine non è morta per malore

Il procuratore capo: "Indagine per omicidio, alcuni aspetti non ci convincono"

La piscina della cascina Reghinera dove è stato trovato il cadavere

La piscina della cascina Reghinera dove è stato trovato il cadavere

Castelgerundo (Lodi), 8 giugno 2018 - «Su questa storia ci sono troppi aspetti che non ci convincono». Non è stata una congestione a uccidere Josephine Odijie, la 35enne nigeriana, trovata domenica mattina senza vita, nuda, sul fondo della piscina della cascina Reghinera a Castelgerundo, nel Basso Lodigiano.

Il medico legale Luca Tajana, che martedì ha effettuato l’autopsia sul corpo di Josephine, ha escluso che la donna sia affogata in seguito a un malore. Il suo stomaco era vuoto, l’annegamento è dovuto ad altro. E poi ci sono quei lividi sulle gambe e sui gomiti che non convincono per niente il procuratore Domenico Chiaro e che potrebbero essere compatibili con una caduta, ma anche di ipotesi più violente. Ora il caso è finito sul tavolo di un tossicologo che è stato incaricato dalla procura di Lodi. Già lunedì potrebbero arrivare i primi risultati per capire se a uccidere la giovane nigeriana possa essere stata una dose di qualche veleno. L’esame autoptico ha stabilito la morte della donna nella notte di sabato. «Per questo esame servirà qualche giorno - spiega il procuratore Chiaro -. Stiamo lavorando per esclusione. Aspettiamo novità, per il momento stiamo indagando su tutti i fronti per chiarire una vicenda che presenta alcuni aspetti che non ci convincono». Al vaglio degli inquirenti anche le parole del convivente. Stefano Acerbi, 78 anni, imprenditore agricolo, l’uomo che da otto anni frequentava Josephine e che da un paio di anni le aveva concesso un appartamento all’interno della sua enorme proprietà, ha un alibi di ferro perché da venerdì sera era partito per la Toscana per un giro in barca. Poi, domenica sera, appena saputo di quello che era successo alla sua giovane convivente, era rientrato nella sua proprietà a cascina Reghinera. «È una circostanza che stiamo verificando - spiega il procuratore di Lodi -. Nei prossimi giorni andremo ad ascoltare Acerbi per fargli qualche domanda».

Sul caso la procura ha aperto da lunedì un fascicolo contro ignoti per omicidio. Per ora ci sono pochi punti fermi. Il primo è che a lanciare l’allarme è stata una vicina di casa che ogni tanto si recava nella villa per dare una mano nelle pulizie dell’enorme cascina. È stata la donna a vedere per prima il corpo di Josephine in piscina e a chiamare i carabinieri. Le forze dell’ordine, nel primo sopralluogo, hanno trovato un’abitazione in uno strano disordine, non tale da giustificare però l’ipotesi di una rapina finita male (l’ipotesi è esclusa anche dalla procura). Sul posto sono stati raccolti dagli inquirenti tutti gli elementi, ma resta il dubbio di quale tragitto possa aver percorso, nuda, Josephine per tuffarsi in piscina, per capire se la sera di sabato sia partita dalla sua casa, distante un centinaio di metri, oppure da quella di Acerbi che è proprio davanti alla piscina. Intanto, sul tavolo del procuratore Chiaro è finito anche un altro aspetto che per ora è al vaglio. Si tratta della morte sempre alla cascina Reghinera a Castelgerundo di un uomo di 59 anni che è deceduto martedì mattina, stroncato da un malore, in quello che inizialmente era sembrato un gravissimo incidente in scooter. L’uomo, residente a Bertonico, era alla guida quando si era sentito male. Un decesso “sospetto” che ha convinto la procura a effettuare l’autopsia per capire le cause della morte e capire se possa avere qualche relazione con il caso di Josephine.