LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Allarme coronavirus, ristoranti cinesi: allarme ridotto a Lodi

In calo solo i clienti occasionali e disinformati: "I 250 morti? Tutti nella stessa provincia non qui"

Un ristoratore cinese a Lodi

Lodi, 2 febbraio 2020 - «Da una settimana la clientela è un po’ calata: ma quella fissa, che ci conosce, non manca". Le attività di ristorazione gestite da cinesi nel capoluogo risentono in parte dell’allarme “coronavirus”, anche se il Ministero della Salute assicura che il contagio non si trasmette col cibo e i gestori avvertono come lontano il pericolo, persino per le famiglie che vivono in Cina. A parlare è Hu Lizhi del ristorante Haiku: "È normale che la gente, date le allerte, vada in giro un po’ meno, speriamo che riescano presto a controllare il virus e che il picco arrivi davvero entro metà o fine febbraio e poi la situazione rientri - sottolinea -. Non sono preoccupato per noi qui e nemmeno per i parenti laggiù che vivono lontano dai focolai. I 250 morti sono tutti della stessa provincia: negli altri centri le persone sono curate bene e i decessi sono pochi.".

E’ la seconda volta che dilaga un’epidemia. "Siamo bravissimi a costruire ospedali in tempi record, ma ci sono ancora persone anziane che mangiano cose per noi giovani strane, come serpenti o altro. Spero facciano una legge per vietarlo, dato che poi il prezzo da pagare per l’economia cinese è altissimo". «C’è stato un po’ di calo tra i clienti negli ultimi 3-4 giorni - aggiunge Veronica Zhan del ristorante Ise -. Qui comunque non ci sono turisti. I miei parenti sono tutti qui, altri li hanno in zone rurali, lontane dal luogo di diffusione del virus. D’altra parte anche qui ci sono virus influenzali: questo è nuovo e serve una medicina nuova".

Dei due bar del centro uno è chiuso, l’altro appare meno affollato del solito. Invece la gente entra ed esce dal negozio di oggettistica Jinmzo, in corso Umberto: "La gente ci conosce, siamo sempre qui - dice la commessa -. Siamo abbastanza preoccupati per il contagio". "E’ come un’influenza, ma più potente, come ce ne sono anche in America, non è come la Sars - dice Jay Li, del negozio Max Tech di corso Vittorio Emanuele -. Sono morte persone che avevano già patologie, e cominciano a esserci guarigioni. Hanno chiuso tutto, tranne supermercati e farmacie, tutti hanno la mascherina, la situazione è sotto controllo. Qui la gente entra senza problemi; a risentirne sono un po’ i ristoranti".