CARLO D’ELIA
Cronaca

Accessi in Pronto soccorso, è “Studio tsunami“

La struttura di Lodi inserita in una ricerca scientifica che mira a mettere nero su bianco tutti i dati relativi al terribile 2020

di Carlo D’Elia

Dal 21 febbraio è stato il primo fronte dell’emergenza sanitaria. In quelle settimane, fino al picco del 13 marzo 2020, i pazienti continuavano ad arrivare a centinaia ogni giorno: quasi tutti con un quadro clinico grave, con polmoniti da Covid in corso, mentre i posti letto e i ventilatori polmonari iniziavano a scarseggiare. Quello che è successo nel Pronto soccorso dell’ospedale di Lodi sarà analizzato in uno studio coordinato dall’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano che si chiamerà “Studio tsunami - descrizione e previsione dell’impatto dell’ondata Covid-19 sul sistema di emergenza e urgenza in Lombardia“. Nel progetto verranno esaminati tutti i dati raccolti dai principali presidi ospedalieri colpiti dall’emergenza, con l’obiettivo di capire cosa è accaduto e cercare di prevedere nuove ondate della pandemia nel territorio lombardo.

Coinvolte nell’iniziativa, oltre all’Asst di Lodi, anche Areu (l’Azienda regionale emergenza e urgenza), l’Università degli Studi dell’Insubria, l’Asst Santi Paolo e Carlo, il Policlinico di Milano e l’Asst Papa Giovanni XXIII. Per ogni Pronto soccorso lombardo, lo studio analizzerà il volume di attività prima e dopo l’epidemia di Covid-19 attraverso l’analisi del numero di accessi per giorno e ora, modalità di presentazione in Pronto soccorso, codice di triage e sintomo. L’obiettivo è descrivere con i numeri l’impatto che il Covid ha avuto su tutti i Pronto soccorso lombardi. L’impatto sarà quantificato in termini di input (chiamate al 118, accessi al Ps e casistica osservata), tempo di attesa e di gestione del paziente, e numero di ricoveri e dimissioni. I dati verranno poi raccolti in un database e analizzati. Un altro scopo dello studio è quello di valutare quanto è stato l’impatto che la pandemia ha avuto sui pazienti non Covid, sia in termini di possibilità di accesso alle cure ospedaliere, sia in termini di esito su indicatori di salute. Il referente lodigiano del progetto sarà Stefano Paglia, il primario dei Pronto soccorso di Lodi e Codogno, uno dei volti della prima ondata che nel Lodigiano ha provato centinaia di morti.

Il medico lodigiano oggi è un punto di riferimento per i medici italiani e di altri Stati europei per aver messo in piedi un modello per diagnosi da Covid-19 tempestive. Per Lodi, come per gli altri presidi, si useranno come comparazione i dati del 2019. Nei Pronto soccorso lodigiani, per esempio, erano stati oltre 90mila gli accessi registrati nell’anno prima della pandemia. Una mole di lavoro già di per sè elevata, per i medici e il personale dell’Asst lodigiana, chiamati a gestire una media di 247 casi al giorno, 10 all’ora. Numeri impressionanti che avevano piazzato il reparto diretto dal primario Paglia tra i primi in Lombardia, appena dopo i nosocomi milanesi. Nel 2020, l’anno della pandemia, si prospettano numeri decisamente superiori almeno per quanto riguarda gli accessi.