Omicidio di Vanzaghello, ha tatuaggi su tutto il corpo il "fantasma" senza nome

Non ha ancora un’identità il giovane straniero ammazzato di botte e scaricato sulla Statale. Nessun riscontro dalle impronte digitali inserite nella banca dati delle forze dell’ordine

Le indagini sul feroce omicidio sono affidate alla Squadra Mobile di Varese

Le indagini sul feroce omicidio sono affidate alla Squadra Mobile di Varese

Vanzaghello (Milano) - Resta un mistero l’identità dell’uomo trovato morto a Vanzaghello in una piazzola della Statale 336. La banca dati dove sono state inserite le sue impronte digitali non ha dato alcun riscontro. L’uomo insomma non risulta pregiudicato. Nessuno sa quindi di chi si tratti e l’unico aiuto in tal senso potrebbe arrivare dall’Interpol o forse dall’autopsia. Il corpo potrebbe essere di un nordafricano intorno ai 25-30 anni. Aveva alcuni tatuaggi.

Gli investigatori dovranno chiarire le cause del decesso, avvenuto poche ore prima del ritrovamento. Il giovane era a torso nudo, riverso nella piazzola di sosta come se fosse scaricato lì. Le gambe fratturate, i lividi in tutto il corpo e il volto tumefatto con quelle che sembrano essere bruciature. La mascella rotta, l’occhio destro pesto e numerose escoriazioni. ​I sospetti ruotano attorno al mondo dello spaccio nei boschi della zona; possibili legami con quello che è successo qualche settimana fa nei boschi del Rugareto a Rescaldina, quando fu trovato un altro cadavere, questa volta con nome e cognome, quello di Bouda Ouadia, spacciatore marocchino 24enne ucciso con un colpo di arma da fuoco alla testa. Si indaga quindi nelle varie faide legate allo spaccio, ipotizzando un regolamento di conti.

La Squadra mobile di Varese, cui è stato affidato il caso, si sta muovendo in questa direzione e sta cercando indizi che potrebbero essere forniti dalle tante telecamere di sorveglianza lungo la Superstrada. La vittima ha subìto un violento pestaggio, una “lezione“, per poi essere scaricato lungo la strada di primo mattino. Forse una vendetta per l’omicidio di un mese fa a Rescaldina, forse uno sgarro da far pagare per questioni di droga. In ogni caso resta da capire quante siano le gang di spacciatori in zona perché emerge chiaramente un problema di fondo legato ai boschi del Castanese e Legnanese, passando per Inveruno. È risaputo ad esempio che numerosi nordafricani operano fra Busto Garolfo e Furato, lungo la strada che porta alla piccola frazione. Le segnalazioni in tal senso sono numerose e basta parcheggiare per qualche minuto di fianco alla ciclabile per vedere spuntare dai boschi i pusher con le dosi.

Lo stesso accade nei boschi del Rugareto che, nonostante il delitto di un mese fa, non hanno mai smesso di essere “movimentati“. I Comuni chiamano a raccolta i cittadini che vorrebbero frequentare le aree verdi: muoversi in massa eviterebbe problemi ma in molti non si fidano, a maggior ragione dopo due delitti atroci come quelli accaduti in zona. La paura sale e anche le aree verdi non sono più sicure, tanto che in molti le evitano per non rischiare brutte sorprese.