Vanzaghello, ucciso a botte: indizi dai tatuaggi

I disegni sul corpo e un anello le uniche tracce per l’identificazione del nordafricano trovato morto

Vanzaghello, il luogo dell'omicidio e i tatuaggi sul corpo della vittima

Vanzaghello, il luogo dell'omicidio e i tatuaggi sul corpo della vittima

Vanzaghello (Milano) - La Procura di Busto Arsizio ha autorizzato la diffusione delle immagini riproducenti i tatuaggi e un anello rinvenuti sul corpo senza vita del nordafricano ritrovato cadavere in una piazzola di sosta sabato scorso sul territorio di Vanzaghello, lungo la statale 336. Sono cinque i tatuaggi sul corpo; insieme a un anello argentato a forma di teschio, sono gli unici indizi per cercare di risalire all’identità dell’uomo.

Il cadavere, secondo una prima ricostruzione della scientifica, sarebbe di un nordafricano dai 20 ai 30 anni di età e non ci sarebbe traccia delle impronte digitali sui database delle procure italiane. La procura di Busto Arsizio e la squadra mobile di Varese hanno diffuso le immagini dei tatuaggi, rivolgendo un invito a chi avesse informazioni utili sulle generalità della vittima. Chiunque abbia riscontri può contattare la questura di Varese al numero 3701594626.

I tatuaggi sono quasi sbiaditi, sicuramente opera non di professionisti del settore, quanto di mani improvvisate, come spesso accade dietro le sbarre, specie nei penitenziari africani. L’uomo ha diverse scritte oltre a disegni. Sull’avambraccio sinistro "I walid Mama" e "Salwa". Sul basso ventre, invece, tre stelle con la scritta "Prinse" ed il simbolo dell’infinito. Altri disegni sono ben visibili sulla schiena dell’uomo: quattro carte da gioco, una palla da biliardo numero 8 e la scritta "L’exTuZg". Sul polso si legge "Hayat". L’ultimo disegno è sulla coscia, con la scritta "King". Poi l’anello al dito: teschio e una pietra rossa. Ad ora non ci sono state segnalazioni. È possibile che l’uomo fosse arrivato da poco in Italia dal nord Africa e sia entrato a far parte dei soldati pusher, le cosiddette “vedette“ che si sistemano nei boschi di zona per controllare l’arrivo di eventuali forze dell’ordine.

La procura di Busto Arsizio, con il procuratore capo Carlo Nocerino, indaga per omicidio, ipotizzando possibili collegamenti con il delitto di Rescaldina, avvenuto il 2 aprile. Una sorta di vendetta maturata nel mondo dello spaccio. Gli specialisti della scientifica hanno rilevato sul corpo diverse fratture alle gambe e al volto, oltre a escoriazioni compatibili con bruciature di sigaretta. Un pestaggio finito nel sangue con l’uomo che, dopo essere stato picchiato, è stato abbandonato lungo la statale per Malpensa. Per essere lasciato in quella zona gli assassini lo hanno trasportato con un’auto. Al vaglio degli inquirenti, quindi, ci sono anche le immagini di tutte le videocamere presenti nella zona.

"Come denuncio da tempo, in Lombardia sono state individuate 38 aree boschive in cui si spaccia droga, aree “controllate“ in gran parte dalle mafie africane. Questo è l`ennesimo omicidio maturato in questo contesto criminale", ha affermato l’assessore regionale alla sicurezza, Immigrazione e Polizia locale, Riccardo De Corato. «Regione Lombardia ha stanziato 3 milioni e mezzo di euro per il Parco delle Groane, una delle zone più pericolose, per finanziarne la sorveglianza. In accordo con i Prefetti sono state condotte diverse operazione di polizia con arresti e sequestro di veri e propri arsenali in tutte queste aree boschive. Ma arginare un simile fenomeno è complesso". 336