
Un progetto di inclusione Il rugby mette tutti in campo
di Silvia Vignati
Giocare a rugby tutti insieme. Ciascuno come può, ciascuno come sa. Dove tutti insieme vuol dire davvero tutti insieme: l’allenatrice, il fisioterapista, i disabili, le infermiere, gli operatori sociosanitari (oss), la responsabile. La Fondazione Don Gnocchi, di via Galileo Ferraris, ha dato un senso vero e un compimento alla parola “inclusione“, abusatissima e spesso usata in modo fasullo. Nello splendido parco ex - Ila, una volta alla settimana, l’allenatrice federale del Mini-rugby di Parabiago, Clara Mazzagatti, organizza partite con una quindicina di disabili della Residenza sanitaria disabili La Sequoia. Hanno dai 30 anni in su. Motivazione. Voglia. "La nostra attività è una lezione di motricità, che mette in campo i principi del rugby: avanzare, sostenere, continuare, andare a meta - spiega Clara -. Abbiamo escluso il placcaggio, per ovvi motivi. Giochiamo all’aria aperta, e tutti sono coinvolti. Chi è in sedia a rotelle gioca su un tavolo, e può andare a meta al pari degli altri". Per Mazzagatti le ore passate nel verde sono un arricchimento professionale. "E’ uno sprone ulteriore per elaborare nuove strategie di gioco. Questi ragazzi mi insegnano". Impegnata a passare la palla ovale (in linea o all’indietro) la responsabile della Sequoia, Francesca Clapis, afferma: "Abbiamo fatto un lavoro preparatorio per spiegare il progetto: oggi raccogliamo grande entusiasmo, attesa, i nostri ragazzi si sentono protagonisti, vivono lo spirito di squadra". Elena Morselli è la Responsabile del Servizio socio educativo della Fondazione: "Lo sport in generale rientra fra le attività che da sempre coltiviamo, ma che stiamo cercando di ampliare ulteriormente nell’ambito della promozione della salute globale - dice -. Lo sport è attenzione ai desideri della persona che seguiamo. All’inizio ci siamo domandati se il rugby non fosse una disciplina troppo fisica, forse "un po’ forte" per i nostri ragazzi. Approfondendo le regole, ci siamo invece accorti che offre tanti risvolti educativi, di rispetto e persino di gentilezza. Il progetto rugby si affianca così anche ai momenti dedicati alle bocce e alla piscina". E la storia non si chiude qui. La Fondazione già guarda ai prossimi mesi, come anticipa il Direttore, Monica Garagiola: "Non ci si ferma mai davanti alla fragilità, anzi: la prospettiva futura è introdurre la scherma. Abbiamo contatti con l’Accademia della scherma di Milano, e 8 settembre sarà da noi Lorenzo Radice, due volte campione italiano a squadre".