Un modello già sperimentato a Legnano: "Ognuno faccia la propria parte"

Legnano è un esempio di accoglienza diffusa per i richiedenti asilo, con 98 posti di Cas e Sai attivati in città. Il prefetto di Milano ha sottolineato l'importanza di questo modello, che garantisce una cura equilibrata delle persone accolte, controllo sociale e sicurezza urbana.

Un modello già sperimentato: "Ognuno faccia la propria parte"

Un modello già sperimentato: "Ognuno faccia la propria parte"

"Legnano è un esempio da seguire": è il parere espresso del prefetto di Milano Renato Saccone, che nella visita di ieri ha voluto sottolineare il peso specifico dei 98 posti di Cas e Sai attivati in città, "perché un’accoglienza equilibrata nel territorio metropolitano, curata, con l’impegno diretto delle amministrazioni locali, è garanzia di miglior cura delle persone accolte, di più attento controllo sociale e di minore impatto sul territorio, con indubbi effetti positivi sulla sicurezza urbana".

È certo vero che “l’accoglienza diffusa“, garantendo l’assorbimento indolore da parte del territorio di un numero considerevole di profughi, si è dimostrata la soluzione migliore per evitare polemiche e ipotesi ad effetto non supportate dalla realtà dei fatti. Un esempio è il regolare riemergere di un non ben definito, ma enorme, centro di accoglienza straordinaria alla caserma Cadorna che, forse in una sola occasione e diversi anni fa, era stato considerato come potenziale obiettivo.

"Coerentemente con la scelta di un modello di accoglienza diffusa fatta già anni fa da questo territorio – ha detto il sindaco Lorenzo Radice – l’Alto Milanese conferma un impegno preciso: fare ognuno la propria parte per affrontare un fenomeno che è ormai diventato strutturale. Alla luce dell’esperienza maturata in questi anni, possiamo affermare che questo modello, basato su accoglienze di gruppi piccoli, funziona: è capace di dare la giusta attenzione sia alle esigenze dei richiedenti asilo, sia a quelle di sostenibilità sociale e sicurezza richieste dalla popolazione. Col tempo molti di loro sono passati al Sai, Sistema di accoglienza e integrazione, e hanno realizzato percorsi di vita che li hanno portati a una completa integrazione nelle nostre comunità". P.G.